Le Case Vecie e la Valpolicella del futuro

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La Case Vecie sono su quel crinale che separa la Valpolicella Classica dalla storica sottozona della Valpantena. Sei subito alle spalle della città di Verona, eppure qui è già Lessinia, e la gente ci sale, traverso i sentieri, per fare lunghe passeggiate, a piedi, a cavallo, in mountain bike, con la bicicletta dalla pedalata assistita. In macchina ci si arriva da Negrar o da Grezzana seguendo una stradicicciola che man mano diventa più stretta, a tornanti. Insomma, questa è una specie di prima montagna dei veronesi cittadini, e qui Stefano Cesari e i suoi figli Lamberto e Antonio hanno aperto una locanda che è anche ostello per i viandanti, e ci si può mangiare qualcosa di territoriale e ci si possono bere i vini dell’azienda di famiglia, Brigaldara.

Quassù nasce anche il loro Valpolicella Superiore Case Vecie, che definii, per l’annata 2020, una pietra miliare del cammino verso i futuri vini valpolicellesi connotati dall’eleganza e non già – non più, grazie al cielo – dalla potenza e di cui rinnovo ora l’apprezzamento per il 2021, che ho avuto la fortuna di bere – bere, non assaggiare, perché è vino di beva, oltre che di finezza – mentre avevo sulla tavola, proprio alle Case Vecie, il bollito misto con la pearà, che rappresenta un’icona della gastronomia veronese dei primi giorni della stagione fredda, e poi, più avanti, delle festività natalizie. Che dire ancora, di questo vino, se non che è buonissimo e trasuda già dal colore leggero la stessa luce rarefatta che si gode lassù, in quel luogo di vigne che giocano a nascondino con la boscaglia?

Il futuro della Valpolicella è già incominciato, e l’inizio è in vini come questo.

Valpolicella Superiore Case Vecie 2021 Brigaldara
(91/100)

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