La Corte, Il Picchio e le due anime della Gran Selezione

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Da quanto ho potuto assaggiare a bere in questi anni, mi pare di poter dire che all’interno della tipologia della Gran Selezione, introdotta dal Chianti Classico a far data dal 2014, emerga una sorta interpretazione duale. Chi la interpreta puntando alla finezza, chi orientandosi più alla potenza, peraltro con interpretazioni che ho quasi sempre trovato, nell’uno e nell’altro caso, di livello.

Di recente ho avuto una conferma del dualismo stilistico nei due vini che produce sotto quell’insegna il Castello di Querceto (che sta a Greve in Chianti), ossia i Chianti Classico Gran Selezione Il Picchio e La Corte dell’annata 2018. In questo caso, peraltro, il diverso orientamento stilistico è stato probabilmente accentuato anche da quel riorientamento interpretativo che l’azienda di Alessandro François ha adottato a partire dal 2017, quando s’è deciso che “la linea guida è valorizzare sempre di più le peculiarità di ogni singolo appezzamento”. Questo, dicono in cantina, ha fatto sì che “oggi nel bicchiere Il Picchio mostra una struttura importante, con aromi di ciliegia, tabacco e accenni minerali, mentre La Corte, tra note di rosa e frutti rossi, rivela una delicata speziatura che invita ad un nuovo sorso”.

Ho appuntato le annotazioni aziendali perché le ho trovate perfettamente descrittive del carattere organolettico dei due vini – mi complimento con chi quelle note le ha redatte, le ho lette dopo l’assaggio e i miei appunti corrispondevano alla lettera -, che sono del tutto dissimili tra loro, e dunque in grado di costituire un’interessante palestra per chi volesse indagare la tipologia.

Aggiungo che Il Picchio (quattro ettari e mezzo di vigneto, su argilla e calcare) è sangiovese con una piccola percentuale di colorino, mentre La Corte (tre ettari e quattro di vigna, suolo sabbioso) è puro Sangiovese. In origine, le due etichette ebbero destinato diverso, la prima come Riserva del Chianti Classico, l’altra come vino igt. Poi sono confluite entrambe, come detto, nella Gran Selezione, come era giusto accadesse.

Ora, chi mi conosce avrà già capito, dai descrittori che ho riportato, a quale dei due stili e dunque dei due vini vada la mia preferenza. Dovendo scegliere, il mio vino è La Corte, che ho trovato fragrante di petali e spezie e corredato da un sale che ne fa austero e insieme godibilmente gastronomico il sorso, tant’è che l’ho portato in tavola e me ne sono goduto un paio di calici. Dico di più, ossia che La Corte è un vino che fa decisamente per me, per quella rustica eleganza che l’impregna.

Peraltro, ad altri, in tavola, è molto piaciuto Il Picchio, che vedo essere stato anche il favorito, tra i due, nei rating tedeschi e britannici. Comprendo, perché ha maggiore profondità di frutto e di trama, e anche una pepatura accattivante, e credo sia destinato ad esprimersi al meglio con qualche po’ di attesa ulteriore in bottiglia.

Credo che se li mettessimo in tavola entrambi, insieme, susciterebbero un profittevole dibattito. Con un possibile esito di parità, se la platea è sufficientemente ampia. Del resto, ho adocchiato il parere di Jancis Robinson, e il risultato è appunto quello di un salomonico e comprensibile pareggio.

Chianti Classico Gran Selezione La Corte 2018 Castello di Querceto
(91/100)

Chianti Classico Gran Selezione Il Picchio 2018 Castello di Querceto
(89/100)

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