Il fatto che nella top 10 2024 di Wine Spectator figurino due vini italiani, il Tignanello 2021 di Antinori, terzo, e il Barolo Albe 2020 di G.D. Vajra, è cosa nota. Del Tignanello delle ultime annate ho scritto varie volte, e ho sempre detto che mi piace molto il cambio di stile che è stato introdotto, più orientato alla finezza e all’eleganza che non alla potenza. Invece l’Albe non l’avevo mai assaggiato, e così ho approfittato del suo ingresso nella decina di vertice della rivista americana per comprarmene un paio di bottiglie, che ho trovato in vendita a 35,90 euro sul sito internet di Signorvino.
Ecco, il prezzo è la prima cosa che mi colpisce. Tutto sommato, per un vino – un Barolo, oltretutto – salito nell’élite mondiale, è un prezzo “democratico”. D’accordo, trentacinque euro e rotti sono comunque non pochi per portarlo sulla tavola quotidiana, ma dei bevitori curiosi che volessero assaggiarlo in gruppo non sono costretti a svenarsi: da una bottiglie escono sette bicchieri, e dunque ciascun bicchiere costa intorno ai cinque euro, che è un costo accessibile un po’ a tutte le tasche. Mica come tanti altri vini ambìti, che ormai non sono più alla portata della gente normale, e restano appannaggio solo dei ricconi.
Il secondo aspetto che ritengo sia da sottolineare è che l’Albe è un Barolo estremamente “bevibile” e per certi versi “leggero”. Colore tenue e cristallino, profumi lineari e nitidi, per nulla sopra le righe, una freschezza che non fa avvertire i quattordici gradi di alcol, un tannino pacato. L’esatto contrario dei vini che prendevano i premi e i punteggioni fino a una manciata di anni fa. “Albe unisce in sé la qualità e la cura che mettiamo in ogni vino alla bevibilità tipica dei Baroli più classici, così da permettere a tutti il piacere di consumarlo anche al ristorante” ha dichiarato, in un comunicato stampa, Giuseppe Vaira. Spiegazione ineccepibile, lo stappi e in due lo finisci, durante una cena.
Credo anzi che la scelta di Wine Spectator di premiare il Barolo Albe e il Tignanello ci dia un duplice, importante messaggio, ed è che di là dell’oceano la stagione dei vini “grossi” sta tramontando e che il rapporto tra qualità e prezzo sia un indicatore che si sta facendo largo nella valutazione dei vini delle denominazioni maggiori. D’accordo, poi nei rating centesimali il “di più” continua a pesare, tant’è che l’Albe non è che abbia preso chissà quale punteggio: 94 centesimi, che è molto buono, ma non fuori dal mondo (il Tignanello ne ha avuti 97, per dire). Però sono convino che la delicatezza e il prezzo abbiano giocato una parte importante nel farlo approdare nell’aristocrazia internazionale del vino.
A me l’Albe è piaciuto proprio per gli aspetti che ho detto sopra. Magari non sarà il miglior Barolo che ho bevuto negli ultimi tempi, ma sulla tavola s’è preso il suo spazio senza alcuna invadenza, con mia soddisfazione. La seconda bottiglia la berrò un po’ più avanti. Tanto Bruce Sanderson, che l’ha recensito per Wine Spectator, garantisce che sarà al meglio tra il 2028 e il 2049.
Barolo Albe 2020 G.D. Vajra
(91/100)