Il Sirio ritrovato e le belle sorprese

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È da quest’estate che volevo scrivere del Sirio ritrovato, e ogni volta mi dicevo che ne avrei scritto più avanti, ma il tempo passa e bisogna che io provveda.

Intanto, perché ho detto che il Sirio l’ho “ritrovato”. Perché la prima volta che bevvi un vino di Vignalta che portava questo nome in etichetta fu parecchi anni fa. Io ero all’esordio nel mondo della critica ed ero un po’ in imbarazzo a confrontarmi con il mio interlocutore. Si trattava di Carlin Pertrini, il fondatore di Slow Food. Eravamo sui Colli Euganei e lui mi porse un calice di Sirio, che allora era un moscato secco di carattere robusto. Il vino mi rinfrancò.

Lo scorso agosto, seduto al tavolo dell’hotel di Abano Terme presso il quale avevo deciso di cercare qualche giorno di relax, notai il Sirio nella carta dei vini. Era la mia madeleine e chiesi al sommelier di stapparmene una bottiglia. Recava tuttavia in etichetta una nuova menzione, quella del Colli Euganei Fior d’Arancio e aveva assunto un’indole molto diversa rispetto al primo Sirio che bevvi. Ora era più dinamico, scattante, perfino grintoso, salato, poco alcolico e comunque ancora secco e freschissimo. Fu una nuova rivelazione, una sopresa di quelle che ti rallegrano. Lo considero uno dei vini bianchi veneti più avvincenti che ho bevuto negli ultimi tempi.

Colli Euganei Fior d’Arancio Sirio 2021 Vignalta
(91/100)