Piccole ma non banali differenze fra Italia e Francia

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Senza generalizzare, ma c’è un atteggiamento che in Italia è frequentissimo fra chi fa vino. È quello di mugugnare, di parlar male. A proposito della propria denominazione di origine, dei propri colleghi. Dicendo che la qualità media della doc è scarsa, che l’industria appiattisce la produzione, che le cantine sociali dettano legge a discapito della qualità, che il vicino di casa tarocca le bottiglie con tagli di roba che viene da via, che hanno visto le cisterne girare di notte, che gli altri utilizzano artifici enologici eccetera, eccetera, eccetera.
Senza generalizzare, ma c’è un atteggiamento che in Francia è frequentissimo fra chi fa vino. È quello di elogiare, di parlar bene. A proposito del proprio terroir, dei propri colleghi. Dicendo che la qualità media dell’aoc è rispettosa dei caratteri della zona, che i négociant fanno bene il loro lavoro come lo fanno bene i vigneron, che le cooperative hanno un ruolo nello sviluppo del territorio, che magari potreste andare ad assaggiare il vino anche dal vicino di casa, che in campagna un po’ tutti lavorano con attenzione, eccetera, eccetera, eccetera.
L’Italia è il paese che fa più vino al mondo, la Francia è il paese che lo vende meglio al mondo. Chissà perché.


1 comment

  1. Maurizio

    In realtà anche loro parlano male del vicino, ma solo con i parenti stretti, non con i clienti.
    Tuttavia c’è da dire che il movimento dei vini naturali ha un po’ rotto questa tradizione anche in Francia: hanno preso anche loro (molti di loro almeno) a professare la castità, denunciando la corruzione del mondo.

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