Le formiche non bevono più

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Crolla il mercato dei vini rossi, i bianchi arrancano, i vini rosa, come sempre, non sono pervenuti, stanno bene solo gli spumanti, calano i consumi totali. Tutti a domandarsi, allora, perché i giovani non bevano vino. Nessuno che si chieda perché non bevono più i vecchi, eppure erano loro quelli del bicchiere di vino rosso al pasto – a ogni pasto, primavera, estate, autunno, inverno – e sono i vini rossi da pasto quelli che non si vendono più. Si dirà che i vecchi non importano perché poi passano, per via del ciclo naturale della vita. Sbagliato, sono i giovani che passano rapidamente, perché invecchiano anche loro, inesorabilmente, e cambiano i gusti; inoltre, i giovani sono molti meno dei vecchi, lo dicono i dati demografici. Inseguire soltanto i giovani è miope, ha poco senso: vuol dire affidarsi a un mercato che è sempre più piccolo e che oltretutto è infedele. Invece i vecchi erano fedeli, ma non bevono più. È su questo che bisogna riflettere.

I vecchi bevono meno per due motivi. Il primo è che hanno meno soldi da spendere, il secondo è che devono stare molto più attenti di prima alla salute.

Hanno meno soldi perché le pensioni non crescono come crescono i prezzi, e il potere d’acquisto si assottiglia, e hanno meno soldi da spendere perché con le pensioni e con i risparmi devono sostenere i figli e i nipoti che fanno lavori precari e hanno paghe da fame, anche dopo aver studiato per anni all’università; figurarsi se in queste condizioni vecchi e giovani spendono soldi per bere. Inoltre ascoltano i produttori che dicono che il vino va fatto pagare di più, così si sentono traditi e non bevono; un amico che ti tradisce non ti merita più.

Stanno più attenti alla salute perché i medici di famiglia sono sempre più rari e a volte non ci sono proprio e i pronto soccorso sono intasati, e dunque serve prudenza e prevenzione, bisogna rinunciare a ciò che fa potenzialmente male. Gli hanno spiegato che bere vino fa male, e siccome hanno meno soldi per curarsi e qualcosa devono pur tagliare, prendono per buona la spiegazione e comprano meno vino o non lo comprano proprio più.

Il problema del vino è il crollo dello stile di vita che abbiamo condotto, nel mondo occidentale, nel dopoguerra, è il venir meno delle tutele sociali. A queste cose il mondo del vino, euforico per i continui successi, non ci ha mai pensato, non si è preoccupato della politica, del bene comune, del prossimo tuo da amare come te stesso, tutti fastidi che ha delegato, come se fuori dai vigneti non ci fosse il mondo vero. Mai visti i viticoltori, i vignaioli e i cantinieri scendere in piazza per sostenere le ragioni dei vecchi, quelle dei giovani lasciati soli, della socialità compromessa. Il mondo del vino è stato cicala, non si è preoccupato per le formiche. Le formiche non bevono più.