L’anima salina del Dosage Zéro di Vincent Couche

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Vincent Couche inizia la sua avventura nel mondo del vino nel 1996 dopo una formazione a Beaune. Quasi da subito capisce che per raggiungere l’eccellenza serve un vigneto più in fase con i cicli della natura, e passa ad una coltivazione biologica e poi biodinamica, certificata Demeter nel 2008. Siamo nell’Aube, e qui si alternano suoli calcarei del kimméridgien (gli stessi di Chablis per intenderci) a suoli più tipici della zona più classica dello Champagne, gesso e silex. Le fermentazioni sono con lieviti spontanei, si usano sia acciaio che legno per le fermentazioni e il pinot nero domina largamente l’assemblaggio.

Il Dosage Zéro di Vincent Couche è un vino non semplicissimo, di quelli che mi piacciono perché non cercano di piacere a tutti e chiedono una certa disponibilità all’ascolto. La cosa che alla fine mi ha più colpito è l’aspetto salino, quella nota di umami che lo avvicina a certi saké. Austero e minerale, è pervaso da una nota verde che poi diventa più tostata ed ossidativa. Lungo e vivace, propone aromi di frutta secca, lieviti, limone, basilico e ovviamente finisce, appunto, molto salino. Direi che non può che migliorare in cantina, per cui se avete una sboccatura recente non esitate a lasciarlo riposare qualche anno.

Champagne Dosage Zéro Vincent Couche
(91/100)

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