Ma il vino naturale è davvero in declino?

bicchiere_rosso_240

Ahi, ahi, il 2016 potrebbe essere l’anno del declino dei vini “naturali”. Ehi, piano, non lo dico mica io, e dunque giù quei sassi coi quali già volete lapidarmi. Lo scrive Bruce Sanderson su Wine Spectator.
Tracciando alcune prospettive del mercato del vino nel nuovo anno – da un osservatorio americano, ovviamente -, sostiene proprio così, che il trend dei vini “naturali” subirà un declino in questo 2016. “Popolari nei wine bar e nei ristoranti in città come New York, Londra e Parigi – dice -, i vini fatti senza solfiti o qualunque altro intervento si trovano raramente al di fuori delle grandi città che offrano importati, distributori e un mercato in grado di darvi supporto”.
Si tratta di un colpo d’occhio abbastanza impietoso, che magari qui da noi in Italia è un po’ smentito, perché mi pare invece che anche nella nostra dormiente provincia stiano affiorando interessanti esempi di carte dei vini che valorizzano il “naturale”.
Afferma poi Sanderson che man mano che i vini “naturali” migliorano e i consumatori diventano più “educati”, i bevitori saranno in grado di riconoscere la differenza fra i vini fatti bene e quelli malfatti. “Comprendendo che al di là dell’origine e del metodo, ci sono solo due tipi di vini, quello buono e quello cattivo”.
E qui invece tendo almeno in parte a dargli ragione. Ammesso che ci si metta d’accordo su cosa vuol dire “buono” e “cattivo”, perché invece su questo ho il timore che la battglia sia ancora feroce, dato che c’è chi si limita al lato organolettico e chi invece mette in campo valenze anche filosofiche, quando non ideologiche.
Di mio, dico una cosa sola, ed è che nel “naturale” ci sono sempre più bottiglie spettacolari, che hanno molto, molto da raccontare. Il tempo dei vini malfatti, quello sì che sta tramontando, e dunque fermarsi a quest’aspetto nel valutare il variegato mondo “naturale” mi pare molto, molto riduttivo.