Giodo Brunello 2019, ossia la grazia

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In febbraio su Intravino Andrea Gori assegnò il punteggio di cento centesimi al Brunello di Montalcino 2019 di Giodo, l’azienda ilcinese di Carlo Ferrini e della figlia Bianca. Di Andrea mi fido, in particolare quando parla dei vini della sua Toscana, ma cento centesimi sono un bell’impegno per chi li riceva e soprattutto per chi li dia, e comunque mi prese la voglia di assaggiarlo, quel vino, prima o poi. Il mese dopo, in marzo, anche Othmar Kiem e Simon Staffler attribuirono cento centesimi al Brunello 2019 di Giodo sulla rivista tedesca Falstaff, e allora non ho proprio più saputo resistere, per cui a Vinitaly mi sono presentato, questuante d’un sorso, allo stand dei Ferrini, ricevendone gentilissima accoglienza, nonostante avessero i tavoli affollati di compratori stranieri. Siccome non c’è due senza tre, qualora il terzo cento centesimi non sia già stato erogato, glielo do io, perché sì, questo Brunello è un vino indimenticabile.

Con l’aggettivo indimenticabile intendo che non te lo togli dal palato per una ventina di minuti buoni dopo che ne hai finito l’ultima stilla, ma non per l’irruenza, bensì per la grazia, e il ricordo tangibile continua a farsi avanti, a piccole e progressive ondate, con quella delicatissima e però ficcante nota di agrumi – più il mandarino tardivo che l’arancia sanguinella, direi – e poi quel profumo e quel succo non te li cavi più neppure dalla memoria, e infatti sono qui che ci ripenso continuamente, a distanza di un paio di settimane, e mi pare di avere di nuovo il vino nel bicchiere, come raramente accade, e mi sembra quasi una di quelle melodie che dopo averle ascoltate ti riaffiorano per giorni e giorni, e le canticchi sottovoce e ti consolano e ti ci coccoli.

Si tratta dunque di un vino perfetto? Se la domanda riguarda gli aspetti tecnici del vino, allora è una domanda inutile: la perfezione non esiste per qualche cosa di cangiante com’è il vino, e dunque se dicessi di sì, sarebbe un sì che varrebbe il tempo di un’istantanea, il tempo del mio assaggio; semmai, presumo che questo Brunello possa offrire perfezioni diverse e mutevoli negli anni a venire, e questo giustifica la fiducia assoluta che vi ripongo. Se la domanda riguarda invece il piacere fisico e intellettivo che se ne può trarre, rispondo che la domanda è altrettanto inutile, perché è come chiedere se la persona che hai accanto a te è quella perfetta, quando sei innamorato, e ovviamente la risposta è sì, e speri che duri per sempre, ma sarebbe comunque anch’essa una risposta legata a un attimo e a una speranza, e io invece voglio credere che nel caso di questo vino la fascinazione possa durare a lungo, e che durerà anche nei giorni delle prime rughe. In attesa dei riscontri futuri di chi li potrà avere, l’unica personale certezza che posso addurre è che questo Brunello del 2019 appartiene a quello sparuto gruppo di vini per i quali benedico la fortuna e il destino che me li hanno fatti bere, ed è questa benedizione che mi porta in una dimensione perfetta. Auguro a chi mi legge la medesima felice sorte, con questo vino o, perché no, con altri che incontrerà nella vita.

Brunello di Montalcino 2019 Giodo
(100/100)