La strada sale, sale e continua a salire, per poi catapultarti in un piazzale davanti ad una serie infinita di colline, dove il bosco lascia ogni tanto spazio a qualche olivo.
L’ingresso della Brinca è qualche metro indietro ma il panorama che si gode dalla sala è lo stesso.
La Brinca è a Ne, per la verità sopra.
Nel senso che è in cima ad un cucuzzolo a qualche chilometro dal piccolissimo paese, uno dei cinque comuni italiani con il nome più corto, perché anche su questo risparmiano in Liguria.
Il ristorante si autodefinisce caneva con fundego da vin, che nella mia libera traduzione vuol dire trattoria dove si mangia grande cucina ligure e si beve alla stragrande.
Prima di tutto il locale: sia l’ingresso che la sala principale ti danno l’idea di essere a casa di amici. I tavoli, i mobili, l’apparecchiatura danno un senso di tranquilla pulizia e ti pare quasi di intravedere le vecchie nonne che, chi con una vetrina, chi con un altro mobile, hanno contribuito all’arredamento.
La Brinca è nata nel 1987 grazie alla famiglia Circella e alla sua storia, fatta di personaggi che in cucina e nella vita hanno sempre dato grande importanza alle verdure dell’orto, all’olio, alle carni selezionate, ai ritmi e ai sapori delle stagioni.
Mangiare alla Brinca non è andare a ristorante ma da amici che mettono in tavola per te la loro maestria culinaria e i prodotti di casa.
Però attenzione, questi amici sono molto poco liguri quando ci si avvicina al menù: per questo consiglio uno dei due menù degustazione (il tradizionale e il menù di magro) solo a chi è a digiuno da due giorni, perché già con gli antipasti della nostra campagna, rischi di saziarti.
Infatti nel primo piatto del menù Tradizionale che mi hanno portato c’erano “prebugiun di Ne, raviolo alla brace, raviolo fritto, baciocca di patata quarantina bianca genovese, una foglia di borragine fritta, la panella, il panmartin e la frisciulla al pesto” e scusate se è poco.
Dato che le dosi non sono omeopatiche potete capire come il resto del menù (losanghe rustiche al pesto di mortaio, ravioli di erbette cu tuccu, noce di vitellone con la salsa di pinoli, piccolo assaggio di formaggi locali e Il tris di dolci) possa creare qualche problema a chi non ha spazi adeguati da dedicargli.
Prima di parlare di altri piatti vorrei però chiarire un concetto: qui non siamo di fronte ad una cucina moderna e raffinata, nei piatti della Brinca c’è molto di più, c’è la certezza di una cultura che nel tempo ha conservato i saperi del territorio e li ripropone con grazia non leziosa e profonda convinzione. In ogni boccone che metterete in bocca c’è la vera cucina ligure, condita con un filo d’olio e tanta attenzione alle materie prime.
Per questo, magari chiedendo solo un assaggio di antipasto, potrete prendere i corzetti di farina rustica con i funghi e le noci al nero di trombette, o il minestrone alla genovese con i taglierini fatti a mano, o le lattughe ripiene in brodo, sicuri di gustare sapori unici, forse in qualche caso decisi, ma sempre equilibrati.
Potrete magari continuare con il coniglio al forno ripieno alle erbe o con la punta di vitellone alla bacche di ginepro per poi chiudere con i dolci della Pierangela, che cambiano stagionalmente.
Cambia poco invece la carta dei vini, perché una selezione così accurata, imponente, puntuale e a prezzi assolutamente bassi e molto difficile da migliorare. Si spazia dalla Liguria all’Italia all’estero, toccando vini che solo dei veri conoscitori appassionati possono aver selezionato. Anche in questo la Brinca ti stupisce.
Tornerete a valle avendo speso attorno ai 50 euro per una cena che vi avrà fatto conoscere da vicino la grande tradizione ligure e (perché no) la grande, appassionata e simpatica famiglia Circella.
La Brinca – via Campo di Ne, 58 Ne (Genova) – tel. 0185337480