Le Macchiole andata e ritorno

macchiole_400

Me lo ricordo bene quel dicembre del 2009, visitare Le Macchiole è stata un’esperienza unica perché da illustre sconosciuto quale ero (e continuo ad essere), Cinzia Merli mi dedicò quasi una intera giornata portando me e i miei compagni di bevute in giro tra vigne e cantina regalandoci parte del suo tempo anche a pranzo dove si degustarono vecchie annate di Scrio, Paleo e Messorio.

Da quell’inverno di otto anni fa, ovviamente, qualcosa è mutato: io, ad esempio, sono diventato estremamente saggio mettendo qualche capello bianco in più ma, tornando seri e parlando de Le Macchiole, anche Cinzia, al fine di migliorare un progetto in continuo divenire, ha dato vita ad alcuni cambiamenti significativi. Non c’è più lo storico consulente enologo Luca d’Attoma (la sua ultima vendemmia è stata la 2014) che in cantina è stato sostituito da Luca Rettondini che va a rimpolpare una squadra di giovani innamorati del proprio mestiere tra cui Elia, il primogenito di Cinzia, che da qualche anno sta affiancando Massimo Merli nella conduzione dei vigneti mentre Mattia, il figlio più piccolo, si sta progressivamente avvicinando al vino e farà parte dello staff aziendale nell’immediato futuro.

Oltre alle persone, rispetto alla mia ultima visita, il rinnovamento ha colpito anche i 27 ettari di vigneti (recentemente c’è stata l’acquisizione di una piccola parcella di syrah), condotti in  maniera bio dal 2002, che negli ultimi cinque anni hanno subito una importante innovazione: se, infatti, da una parte si sta sperimentando la diminuzione delle quantità di rame e l’eliminazione dello zolfo con l’ausilio dei cosiddetti induttori di difesa, dall’altra Massimo ed Elia stanno cercando anche di coltivare le piante secondo i principi della biodinamica attraverso l’introduzione dei due principali preparati ovvero il 500 (cornoletame) per migliorare la vitalità del terreno e il 501 (cornosilice) per la parte aerea delle piante e per il frutto. In alcune circostanze sono inoltre utilizzate propoli, valeriana e ortica in aiuto alla difesa fitosanitaria.

Quando con Cinzia entriamo in cantina mi accorgo che, rispetto al passato, probabilmente è proprio in questo locale che ci sono stati i cambiamenti più importanti: parte dei tank di acciaio per la fermentazione dei vini sono state sostituiti da vasche di cemento e, girando tra barrique e tonneaux di nuovo e vecchio passaggio, la voglia di sperimentare della Merli la possiamo toccare con mano quando incontriamo nella nostra strada due Clayver, ovvero due contenitori di forma sferica prodotti con un particolare gres, che Rettondini sta valutando per quanto riguarda l’evoluzione di una parte del cabernet franc e del merlot che andranno a comporre i futuri Paleo e Messorio che, come tutti gli altri vini della gamma aziendale, si sta cercando, nel rispetto delle annate e del territorio, di rendere meno opulenti e più “verticali” anche grazie, come accade oggi col Messorio, a nuove tecniche di vinificazione usando, tra l’altro, botti di legno grande.

“Raccontare come nascono le etichette Le Macchiole è sempre difficile – spiega Cinzia – perché è come descrivere i propri sentimenti più profondi. Sono infatti le emozioni quelle che ci guidano nel momento in cui un vino prende forma: tanti gli assaggi che si fanno, tanti i momenti di discussione, tante le autocritiche… momenti importanti perché fanno parte della nostra vita professionale ma anche, e soprattutto, personale. Perché gli aspetti fondamentali per chi lavora a Le Macchiole sono la condivisione e la partecipazione. Quando ci troviamo tutti insieme davanti alle vasche e ai tagli da degustare siamo pronti a metterci in gioco, ad esternare i nostri pensieri, a confrontarci, a volte in modo anche deciso, su dove vogliamo arrivare e sui risultati da ottenere. Credo sia questo il passaggio chiave nella produzione dei nostri vini: è il vino a dover parlare. A noi spetta solo il compito di amplificare la sua voce”.

A Le Macchiole l’unico punto fermo, anche a distanza di otto anni, è la bellissima sala degustazione allestita da Cinzia, Elia e Mattia per dar vita a due mini verticali di Paleo e Messorio precedute dall’assaggio dell’ultima annata dei due piccoli di famiglia ovvero del Paleo Bianco e del Bolgheri Rosso. Con me e Stefania ci sono anche altri importantissimi ospiti: Roberto Giuliani di Lavinium e, per Ohmywine, Andrea Matteini assieme ad Anita Franzon.

Paleo Bianco 2016 (chardonnay 75%, sauvignon 25%): in tema di cambiamenti questo è un vino che, nel corso degli anni, ha subito una mezza rivoluzione visto che il sauvignon, prima prevalente, è diventato l’uva minoritaria del blend dove oggi prevale decisamente lo chardonnay. Questo bianco, la cui prima annata risale al 1991, sorprende per il suo carattere mediterraneo dove, accanto alle sensazioni agrumate ed erbacee, gioca un ruolo fondamentale la sapidità che rende la beva decisamente accattivante tendendo a smorzare e ad ingentilire il carattere solare del vino. Nota tecnica: vinificazione in barrique per 10 giorni e successivo affinamento per 7 mesi, 30% barrique nuove e 70% in barrique 2° e 3° passaggio.

Bolgheri Rosso 2015 (merlot 50%, cabernet franc 30%, cabernet sauvignon 10%, syrah 10%): raffinati profumi di erbe aromatiche e frutta rossa di rovo vanno ad ingolosire un quadro aromatico le cui sensazioni ritrovo anche al sorso dove ritrovo quell’equilibrio e quella bevibilità che sono oggi, sempre più, stanno diventando i marchi di fabbrica de Le Macchiole. Bellissima versione di questo vino che, più di altri, rappresenta un importante approccio ai grandi rossi di Bolgheri. Nota tecnica: vinificazione in acciaio per 15 giorni ed affinamento per 11 mesi per l’80% in barrique di 2 ̊ e 3° passaggio mentre il restante 20% avviene in cemento.

Paleo Rosso 2010 (100% cabernet franc): da una annata fredda come la 2010 nasce un vino il cui primo impatto olfattivo, giocato su intense sensazioni vegetali, potrebbe un po’ deludere per via di una certa piattezza aromatica. La sorpresa, come avviene sempre per i grandi vini, arriva col tempo, aspettando che questo Paleo si apra esplodendo in avvolgenti note di mora matura, spezie orientali, chiodi di garofano e ricordi minerali. Bocca elegante, con dolci tannini ed una lunga chiusura sapida definiscono la chiusura del cerchio per uno dei migliori Paleo degustati negli ultimi anni. Nota tecnica: vinificazione in cemento per 30 giorni ed affinamento per circa 20 mesi (70% in barrique nuove e 30% in barrique 2° passaggio)

Paleo Rosso 2012 (100% cabernet franc): l’annata calda, anche se interpretata al  meglio, si fa sentire visto che questo Paleo, rispetto al precedente, si caratterizza per una maggiore morbidezza percettibile già all’olfattiva dove le note di ciliegia nera, amarena, lampone, ricordi di mirto e pepe tendono ad avvolgere i sensi in maniera ammiccante ed estroversa. Al palato è avvolgente, con tannini dolci e irruente freschezza che smussa la carica fruttata del vino rendendo la beva decisamente agile.

Paleo Rosso 2013 (100% cabernet franc): la carica vegetale del cabernet franc, causa annata equilibrata, mi sembra molto più nascosta rendendo questo Paleo decisamente complesso e sfaccettato anche se, causa gioventù, tutti gli aromi sono ancora (troppo) nascosti. Nonostante l’alcol, siamo sui 15 gradi, il sorso è agile, di centrato equilibrio e gode di tannini ben sciolti e di un finale ricchissimo e di lunga persistenza. Da tenere d’occhio per il futuro, per me darà grandi soddisfazioni.

Messorio 2008 (100% merlot): questo vitigno a Bolgheri assume sempre connotati mediterranei ma mai scontati così come questo Messorio che ha un profondo e stratificato naso di mora, visciola, legno di cedro e spezie orientali. Al palato è avvolgente, decisamente morbido, ricco di tannini perfettamente maturi e sapidità che si ritrova anche nel finale dove ritornano, travolgenti, le sensazioni di frutta rossa mediterranea. Vino muscolare ma dalla grande beva. Nota tecnica: fermentazione e macerazione parte in acciaio e parte in tini di legno per 25 giorni. Affinamento:14-16 mesi in barrique.

Messorio 2011 (100% merlot): rispetto al precedente ha un impatto olfattivo ancora più carnoso e suadente, il caldo dell’annata si fa sentire nella maggiore concentrazione aromatica che seduce con aromi fittissimi di mirtillo, prugne, sensazioni di macchia mediterranea, toni di torrefazione e tabacco da pipa. In bocca esibisce forza ed equilibrio grazie ad un tannino perfettamente integrato che, assieme alla vena acida del vino, dirige la degustazione verso una chiusura lunghissima ed inebriante di profumi fruttati. Nota tecnica: fermentazione e macerazione parte in acciaio e parte in tini di legno per 25 giorni. Affinamento:14-16 mesi in barrique.

Messorio 2013 (100% merlot): inizialmente chiuso a riccio, ha bisogno di tanto tempo per aprirsi mostrando tutte le sue potenzialità future che sono rappresentate dalla classica trama aromatica ricca di frutta nera, erbe aromatiche, fiori rossi e cuoio. Al gusto si capisce che la materia di cui si compone è di grande qualità anche se ancora in fase di assestamento, ciò che è certo è che si percepisce con questa annata che Cinzia sta lavorando molto su questo vino che, rispetto al passato, è sicuramente più dinamico e “verticale” grazie anche ad un cambiamento della vinificazione (ora in acciaio e cemento termocondizionato) e dell’affinamento (ora in barrique di primo e secondo passaggio). Difficile dire ora quanto sarà “bello” questo vino, so solo che gli amanti del Messorio non potranno non apprezzare questo merlot dal vestito ancora più elegante e regale.