I terroir di Corton

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La collina di Corton è uno dei luoghi emblematici della Borgogna. Molti cru sono anche più prestigiosi, ma qui il fattore geografico, anzi potrei dire il fattore bellezza, gioca un ruolo importante. E spiega anche l’ulteriore complessità di questa area, come se la Borgogna di sé non fosse già abbastanza complicata.

Le prima grande differenza la fanno i due grand cru che occupano la collina: Corton, da uve pinot nero (anche se con rare eccezioni) e Corton-Charlemagne, dedicato invece allo chardonnay. Trattandosi di una collina piuttosto vasta e a forma di panettone (passatemi questa semplificazione), i suoli e le esposizioni sono molto diversi, il che origina vini a loro volta altrettanto diversi. La mia preferenza va ai bianchi, da sempre tra quelli che più amo per il loro lato verticale, quasi opposti ai vini più opulenti di Chassagne e Puligny-Montrachet. I rossi potrebbero giovarsi di estrazioni più dolci e di un affinamento meno spinto, ma questo ovviamente è il mio pensiero. Molti di loro sono anche troppo alcolici ed estratti, e mi danno l’idea che non troveranno mai il loro equilibrio. I migliori hanno invece una colonna vertebrale di grande spessore e sono vini da mettere imperativamente in cantina.

Questi sono, per ogni categoria, i cinque produttori che ho preferito negli assaggi di quest’anno ai Grands Jours de Bourgogne, nella degustazione dei Terroirs de Corton.

Corton-Charlemagne

Bonneau du Martray, Corton-Charlemagne 2020. Esemplare per stile e attaccamento al terroir. Un classico aroma tra il minerale, la nocciola, gli agrumi. Non gioca sul terreno della facilità, ma chiede di entrare nella sua dimensione. Non è per nulla alcolico, si basa su una fine mineralità e sulla lunghezza sapida del suo finale. (96/100)

Comte Senard, Corton-Charlemagne 2020. Da sottolineare la prestazione globale della cantina, a mio avviso la migliore della giornata. Stile maturo ed elegante, note di miele, fiori e una grande purezza al palato. Da non mancare. (95/100)

Michel Mallard, Corton-Charlemagne 2020. Fine e salino con molta tensione. Molto lungo. (93/100)

Rapet Père et Fils, Corton-Charlemagne 2020. Altra cantina di livello che propone uno chardonnay delicato e morbido. Una versione più solare e matura di altre, con l’acidità che allegerisce il finale. Forse ha solo bisogno di tempo, ma ha il suo fascino. (91/100)

Domaine D’Ardhuy, Corton-Charlemagne 2020. Ancora un vino che gioca sulla seduzione della maturità. Un frutto ricco e solare, finale sferico che potrebbe essere più lungo. (91/100)

Aggiungo altri Corton-Charlemagne degni di nota.

Follin-Arbelet, Corton-Charlemagne2020. Tra i più piacevoli e pronti, semplice e senza grande tensione. Versione leggibile di un cru talvolta difficile da afferrare. (90/100)

Camille Giroud, Corton-Charlemagne 2020. Sembra frutto di una vendemmia anticipata, guadagna in acidità quello che perde in concentrazione. Finale con l’alcol che fa il suo ritorno. (90/100)

Antonin Guyon, Corton-Charlemagne 2020. È in una fase complicata forse per l’azione dei solfiti. Ha frutto, agrumi in particolare. Potrebbe dire la sua tra qualche anno. (90/100)

Jean-Pierre Maldant, Corton-Charlemagne 2020. C’è del legno ma di classe. Un pelino corto e delicato, ma il liquido è vibrante. (90/100)

Louis Jadot, Corton-Charlemagne 2020. Un vino ben realizzato ma che manca di quel tocco in più. Non è né complesso, né lungo, però si potrà bere con piacere entro quattro o cinque anni. (89/100)

Château de Meursault, Corton-Charlemagne 2019. Delicato e facile, quasi nascosto. (88/100)

Corton Rouge

Camille Giroud, Corton Renardes 2020. Grande naso di ciliegia e lampone. Minerale e lungo alla beva, un tannino ben gestito e una lunghezza da primato. Altro vino da non mancare. (97/100)

Comte Senard, Corton Clos des Meix Monopole 2020. Contende al precedente la palma di miglior vino. Rosa e un bouquet di fiori misti. Ha un colore di quelli che amo, molto delicato. Tonico e complesso, ha bisogno di almeno dieci anni di cantina per dare il meglio di sé. (96/100)

Comte Senard, Corton Clos du Roy 2020. Di poco sotto al mio rosso preferito, ma il livello è altissimo. Sapido, un frutto sulla ciliegia e una finezza indimenticabile. (95/100)

Louis Latour, Corton Perrières 2020. Fiori e frutta fresca, finale lungo e succoso, tannini morbidi. (95/100)

Antonin Guyon, Corton Bressandes 2020. Una versione che sottolinea la parte floreale del pinot. Certo il legno è da assestare, ma il finale è luminoso ed elegante, tra la violetta e il lampone. (94/100)

Rapet Père et Fils, Corton Pougets 2020. D’accordo, è il sesto vino, ma non potevo escluderlo dal podio. Rapet è un’altra delle cantine emblematiche di questa parte di Borgogna. Un pinot raffinato che odora di ciliegia e tra i più delicati. (94/100)

Altri Corton degni di segnalazione.

Antonin Guyon, Corton Clos du Roy 2020. Un frutto accennato e fine, minerale e terroso, ha un palato dinamico con un allungo di classe. (94/100)

Louis Latour, Corton Château Corton Grancey 2020. Vino emblematico per la maison Latour, presenta una paletta di fiori e frutta e una notevole eleganza. (94/100)

Château de Meursault, Corton Les Maréchaudes 2020. Un vino giocato sulla potenza e con una struttura imponente. Naso di rosa e frutta sotto alcol, termina invece sulla finezza. (94/100)

Château de Meursault, Corton Rognet 2019. Molto diverso dal precedente, ha una certa timidezza, una struttura esile non troppo tannica e una beva tra le migliori. (93/100)

Michel Mallard, Corton Rognet 2020. Austero e poco profumato, è in una fase di chiusura. Terroso al palato, lungo e serio, da aspettare. (93/100)

Pierre Ravaut, Corton 2020. Uno dei pochi vini d’assemblaggio. Floreale e teso, sottile e minerale, un bel vino che darà soddisfazione. (93/100)

Domaine D’Ardhuy, Corton Renardes 2020. I rossi di questa cantina erano tra i più indietro in termini di evoluzione, difficili da giudicare. Questo era tutto di un blocco, compatto e quasi intimidante, con tannini abbondanti e molta ricchezza. (92/100)

Camille Giroud, Corton Clos du Roy 2020. Un frutto un pelino tecnico per la macerazione a freddo. Facile e senza complicazioni. (92/100)

Jean-Pierre Maldant, Corton Maréchaudes 2020. Una versione poco estratta che sottolinea il frutto, lungo con i tannini che arrivano nel finale. (91/100)