Etichettatura, sette regole per evitare multe e sequestri

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Lo dico subito: quest’articolo può risultare irritante per qualcuno, e lo dico perché l’irritazione è la reazione che rilevo frequentemente da parte dei produttori di vino ai quali segnalo quanto sto per scrivere.

La faccenda è la seguente. Da qualche tempo a questa parte, vedo crescere la qualità grafica di varie etichette di vino, e direi soprattutto dei vini prodotti da aziende nuove, che si affacciano solo ora sul mercato, e questo è l’aspetto positivo. Quello negativo è che da qualche tempo a questa parte vedo anche crescere esponenzialmente le etichette che contengono gravi errori formali, e molto spesso si tratta proprio di etichette particolarmente curate dal lato grafico, in larga parte relative a vini di aziende che si affacciano solo ora sul mercato: il risultato sono pesanti sanzioni e sequestri di bottiglie, che talora mettono in ginocchio i neoproduttori.

Comprendo che raccapezzarsi nella normativa dell’etichettatura dei vini sia un’impresa difficoltosa. Inoltre, non c’è alcun organismo che rilasci un parere preventivo “liberatorio” quando si va a realizzare un’etichetta, e quindi la sensazione è sempre quella di muoversi su una corda tesa a decine di metri da terra, col rischio di cadere a schiantarsi. Però ci sono sette regole generali facili facili che chi fa vino è bene che tenga sempre presenti.

Regola prima. In etichetta puoi scrivere solo ed esclusivamente informazioni che siano documentabili e certificabili. Qualunque informazione che non sia oggettivamente riscontrabile attraverso una specifica documentazione è considerata ingannevole, e di conseguenza sanzionabile. Dunque, lascia perdere le licenze poetiche dei copy, dei pr, dei grafici e degli addetti marketing. L’oggettività “oggettiva” (il gioco di parole è voluto) è l’unico criterio che mette in salvo il produtore e il vino. Vuoi stare tranquillo? Scrivi il meno possibile. Vuoi scrivere tanto? Procurati la documentazione inoppugnabile su quanto scrivi.

Regola seconda. Il nome della tua denominazione di origine del vino va sempre scritta prima della dicitura “denominazione di origine controllata” e le eventuali menzioni o specificazioni aggiuntive vanno scritte dopo la dicitura “denominazione di origine controllata”. Faccio un esempio. Se fai un Valpolicella Classico Superiore, la denominazione di origine è “Valpolicella”, mentre “Classico” e “Superiore” sono specificazioni. Dunque, in etichetta non puoi scrivere Valpolicella Classico Superiore Doc, bensì Valpolicella Doc Classico Superiore. Idem se fai il vino di una certa denominazione di origine che preveda la possibilità di scrivere in etichetta il nome di un vitigno: prima il nome della denominazione di origine, poi Doc, poi il nome del vitigno. Le uniche eccezioni alla regola generale sono quelle contenute nell’articolo 7 del proprio disciplinare di produzione. Il minimo che mi aspetto da chi fa vino e da chi disegna etichette è che conosca l’articolo 7 del disciplinare di produzione di pertinenza.

Regola terza. I nomi geografici – tutti i nomi geografici – non sono ammessi se non sono specificatamente previsti dal disciplinare di produzione. Le menzioni geografiche non sono di competenza di alcuna cantina: se il disciplinare non prevede quello specifico nome geografico, non puoi dare al tuo vino il nome del tuo comune, della tua frazione, della tua contrada, del tuo borgo. Puoi cercare di ovviare solo ed esclusivamente se dimostri che quel nome geografico è davvero integralmente di tua proprietà. Insomma, se quel tal borgo è tutto tuo, allora puoi provare a scriverne il nome in etichetta. Roba da ricchi.

Regola quarta. Roba da ricchi bis. Fai attenzione alle foto o ai disegni “paesaggistici” che usi in etichetta. Puoi riportare solo immagini di quanto appartenga inoppugnabilmente alla tua proprietà aziendale, il resto no. Nessun castello che non sia tutto tuo, nessun palazzo che non sia tutto tuo, nessuna collina che non sia tutta tua, nessuna montagna che non sia tutta tua, nessun bosco che non sia tutto tuo, nessun lago che non sia tutto tuo, eccetera. Altrimenti si tratta di indicazioni fuorvianti, ingannevoli, e perciò sanzionabili. Diglielo al grafico che ti sta facendo le etichette.

Regola quinta. Lo so che ti piacerebbe indicare in etichetta che il tuo vino viene dalla tal “Vigna” che è stata chiamata in quel modo da tuo nonno, ma le parole “vigna” e “vigneto” te le devi scordare se il nome di quella specifica “Vigna” non è inserito nell’elenco delle menzioni “Vigna” previste dalla tua Regione. Guarda che farlo inserire nell’elenco regionale non è difficile. Basta documentare il fatto che quel nome esiste effettivamente, per esempio presentando un mappale o un atto di compravendita che lo citi. Oppure, se il regolamento regionale lo prevede, dimostrando che il nome proprio che vorresti registrare come “Vigna” lo stai già usando da un tot di anni. Insomma, se il tuo vino lo chiami Pincopallino da ics anni e puoi dimostrare che le uve del vino Pincopallino vengono da ics anni da uno specifico appezzamento, puoi domandare che la Regione registri il nome Vigna Pincopallino e poi puoi scrivere in etichetta Vigna Pincopallino anziché solo Pincopallino.

Regola sesta. Il nome dei vitigni autoctoni con i quali hai fatto il vino li puoi scrivere nella descrizione del vino solo se quei vitigni sono espressamente previsti dal tuo disciplinare di produzione. Se fai un “vino” generico, fuori dai disciplinari di produzione, i vitigni autoctoni non li puoi mai citare. Se fai un vino di una denominazione di origine che preveda specifici vitigni non puoi scrivere da nessuna parte che hai usato vitigni non previsti, anche se si trattasse di uve antichissime che hai da sempre nel tuo vigneto.

Regola settima. Le norme relative all’etichettatura dei vini non valgono solo per le etichette che si appiccicano sulla bottiglia, bensì per ogni e qualunque materiale aziendale che riguardi il tuo vino. La scatola di cartone che contiene le bottiglie deve rispettare le norme sull’etichettatura. La scheda tecnica del vino deve rispettare le norme sull’etichettatura. La brochure aziendale deve rispettare le norme sull’etichettatura. Il sito internet aziendale deve rispettare le norme sull’etichettatura. La pagina Facebook e il profilo Instagram della cantina devono rispettare le norme sull’etichettatura. Etichetta è tutto quel che l’azienda produce e diffonde per “presentare” il proprio vino. E questo è un aspetto che ci si dimentica molto, molto, molto spesso e che altrettanto spesso è del tutto sconosciuto ai pr, ai copy, ai grafici e agli addetti marketing che gestiscono il tuo materiale divulgativo.

Non mi sembra così difficile. Ma bisogna farci attenzione.