E la Valpolicella decise il blocco degli impianti

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In Valpolicella c’è il “blocco degli impianti” fino al 2019. Basta nuovi vigneti. La proposta l’ha avanzata il Consorzio di tutela dei vini della Valpolicella e la Regione Veneto ha dato l’ok. Di fatto, si tratta di una reiterazione della misura già attivata nel 2010 che, secondo una nota consortile, “si inserisce in una valutazione di lungo periodo per calmierare l’offerta sul mercato e mantenere la redditività del comparto”.
Il fatto è che, sulla scorta dei diritti già acquisiti, dal 2010 a oggi la superficie vitata della Valpolicella è salita del 15%, arrivando l’anno scorso a 7.596 ettari, e la prospettiva, dice il consorzio, è di “ulteriori 533 ettari che entreranno in produzione nei prossimi due anni”. È proprio questo che ha convinto il consorzio “di concerto con le associazioni professionali di categoria”, a chiedere alla Regione la prosecuzione della sospensione temporanea dell’iscrizione dei vigneti allo schedario viticolo veneto. Secondo il consorzio, guidato da Christian Marchesini, “è necessario non aumentare la superficie coltivata per mantenere, in base alle attuali giacenze e imbottigliamenti, un trend stabile dei volumi immessi al consumo che sia sostenibile da parte degli attuali canali di vendita con conseguente stabilità sia dei prezzi sia degli standard qualitativi”.
Aggiunge la nota consortile che “la situazione di mercato non è preoccupante, i prezzi sono stabili, tuttavia l’ulteriore prossimo aumento dell’offerta va gestito per tutelare la remuneratività della filiera. Per questo l’attuale misura prevede anche un’ulteriore riduzione della deroga all’impianto prevista per chi già possiede ettari in Valpolicella, che passa da un ettaro a mezzo ettaro una tantum durante tutto il periodo di vigenza della misura”.
Tutti d’accordo, dunque? In parte. Con un proprio comunicato, l’associazione delle Famiglie dell’Amarone d’Arte “prende atto della decisione del consorzio di proseguire con la sospensione temporanea dell’iscrizione dei vigneti allo Schedario Viticolo Veneto, ma non senza preoccupazione. Se da un lato, infatti, apprezza il tentativo di sostenere la redditività del comparto – prosegue la nota -, dall’altro precisa che nessuna scelta adeguata è stata presa a favore della qualità e della distintività delle diverse aree della Valpolicella”.
Insomma, secondo l’associazione presieduta da Sabrina Tedeschi, “l’analisi dettagliata del territorio è la conditio sine qua non, capace di portare a una vera opera di qualificazione dei vini e di sostenere la riconoscibilità della Valpolicella in Italia e nel mondo”. Pertanto, secondo le Famiglie dell’Amarone “è necessario prima di tutto identificare le diverse qualità dei terreni, distinguendo tra pianura, pedemontana e collina e riconoscendo a quest’ultima una valenza qualitativa superiore, uno stato di nobiltà”, nei fatti “connotando il terroir con una valenza superiore rispetto alle altre zone.”