Accorpare i comuni è un pericolo per le doc?

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Scusatemi, ma io questa polemica qui non l’ho mica capita. Intendo l’affermazione che l’ipotesi di accorpare i comuni sotto i cinquemila abitanti sarebbe un danno per molte denominazioni di origine italiane. Non ci avevo badato, quand’è scoppiata la questione. Ora ne ho letto sul numero di giugno di La Madia Travelfood e sono andato a rivedere quanto afferma l’associazione delle Città del Vino.
Vero, per esemio il comune di Barolo ha solo settecentoquaranta abitanti suppergiù e quello di Barbaresco ancora di meno e vari altri sono i comuni italiani che danno nome a una doc e non hanno cinquemila abitanti, e dunque tutti rischierebbero l’accorpamento, se passasse una legge del genere. Però mi domando, e allora?
Allora, anche in caso di un loro accorpamento con altri comuni, il paese resterebbe. Ecco, sì, magari il comune non si chiamerebbe più col nome originario, ma il paese sì, quello manterrebbe il proprio nome, diventando frazione del nuovo comune. Ripeto, e allora dov’è il problema?
Ricordo banalmente che la più grossa denominazione di origine italiana, la doc Prosecco, prende nome da una frazione del comune di Trieste. Il fatto che Prosecco sia una frazione e non un capoluogo non impedisce al vino che ne porta il nome di essere un fenomeno planetario.
Giusto per fare qualche altro esempio, dalle mie parti, sul lago di Garda, ci sono altri casi di frazioni che danno nome a una doc. Custoza è una frazione del comune di Sommacampagna, ed esiste però la doc Custoza. San Martino della Battaglia è una frazione del comune di Desenzano del Garda, ma esiste ugualmente la doc San Martino della Battaglia. Forse che non hanno dignità, queste doc, a prendere il nome di una frazione?