Château Le Puy, la biodinamica e Bordeaux

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La famiglia Amoreau, col suo Château Le Puy, è stata pioniera nell’introduzione della biodinamica a Bordeaux, decisione assunta in tempi non sospetti e con grande convinzione. Negli ultimi anni le scelte si sono fatte più radicali, tanto che la cantina è uscita da qualsiasi denominazione per finire nei Vin de France, l’equivalente dei nostri ex vini da tavola. Un’opzione che molti produttori iconoclasti stanno imbracciando per sfuggire ai lacci e lacciuoli di una legislazione sempre più miope ed ottusa, e che ha portato alcuni dei migliori vigneron appunto a lasciare le classificazioni per godere di una maggiore libertà. Che spesso, paradossalmente, significa recuperare varietà storiche oggi non ammesse per ragioni politiche, o pratiche colturali ancestrali. Paradosso nel paradosso, i difensori della vera storicità di una denominazione, finiscono per esserne allontanati.

Il Grand Vin 2000 di Château Le Puy, uscito sotto l’appellation Bordeaux Côtes de Francs, è in larga parte prodotto a partire da merlot di vecchie vigne da selezioni massali, raccolto ad alta maturità e vinificato senza troppi interventi tecnologici. Decisamente controcorrente rispetto a quanto praticato a Bordeaux da almeno trenta anni. La dolcezza del frutto domina la prima impressione, seguita da tabacco, tartufo e fiori. Nel caso della mia bottiglia, un tappo leggermente imperfetto segna il palato, che si dimostra troppo asciutto ed austero. Questo frena il liquido nel suo finale, e gli impedisce di esprimersi come avrebbe potuto. Finale di terra e spezie, con un tannino asciugante che trova un po’ di pace solo quando ci si abbina del cibo. Peccato, avrebbe potuto essere una bottiglia molto migliore.

Bordeaux Côtes de Francs Grand Vin 2000 Château Le Puy
(87/100)

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