Qui capite quanto può essere grande la nosiola

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Sorni è una frazione del comune trentino di Lavis. Ha lunga tradizione viticola, tant’è che c’è una sottozona della doc Trentino che ne porta il nome. Una volta ci si coltivavano la nosiola e la schiava, poi presero il sopravvento le varietà internazionali, com’è accaduto in molte altre parti della provincia. Un po’ di nosiola resta. Poca, e col nome maschile di nosiol. Nosiol è anche il nome di uno dei vini più spiccatamente trentini che io abbia bevuto nel Trentino. Intendo che il Nosiol ha quella tensione “verticale” e montanara da “discese ardite e risalite” che mi aspetterei da un vino del Trentino.

Il Nosiol esce sotto le insegne dell’igt dei Vigneti delle Dolomiti e lo produce l’azienda degli Eredi di Cobelli Aldo, che ha cantina proprio a Sorni. Viene da un vigneto di nosiola a quattrocentocinquanta metri di altitudine. Otto mesi di acciaio, nove mesi di bottiglia e poi va in commercio. Ho bevuto il vino dell’annata 2021 e l’ho trovato buonissimo, del tutto varietale, del tutto territoriale, del tutto trentino. Un bianco avvincente e strabevibile e freschissimo e salato, che ha quell’erbaceo di prato montano sfalciato che porta con sé ricordi di fieno e di fiori.

Se volete capire quanto possa essere grande un bianco fatto con la nosiola, bevete questo vino. Peccato che il Trentino alla nosiola ci abbia creduto poco, tant’è che ormai è ridotta a una settantina di ettari, travolta dal pinot grigio e dallo chardonnay. Dunque ripeto: bevetelo, ‘sto vino, e nel berlo aiuterete la resistenza della biodiversità.

Ultima nota. Se ve ne procurate una bottiglia, bevete il Nosiol fresco, ma non freddo. Temperatura di cantina, quattordici gradi, non meno. Magari anche un paio di più.

Vigneti delle Dolomiti Nosiola Nosiol 2021 Eredi di Cobelli Aldo
(92/100)

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