Domaine Monblanc, tenetelo d’occhio

monblanc_500

Florian Saint-Orens è un vignaiolo trentenne francese che ha casa, vigne e cantina a Maumusson-Laguian, un comune francese di poco più di centocinquanta abitanti nel dipartimento del Gers, regione dell’Occitania. L’ho conosciuto a WineParis, la fiera parigina del vino. La sua azienda agricola si chiama Domaine Monblanc. Mi sono fermato alla sua postazione, nello stand dei Vignerons Indépendants, perché ero alla ricerca di un Madiran. Purtroppo, il Madiran non ce l’aveva, ma ho potuto assaggiare un paio di altri suoi vini, uno fatto principalmente con il tannat, l’uva tradizionale dell’appellation del Madiran, ma imbottigliato con la menzione generica di Vin de France. Mi dispiace che i suoi vini non siano importati in Italia. Credo che si adatterebbero molto bene ai gusti di una parte crescente di bevitori, soprattutto giovani, delle nostre parti. Mi è piaciuta, inoltre, la sua dichiarazione di principio: “In cantina, mi sono fissato come linea direttiva la preservazione del frutto“. È per questo che vinifica separatamente l’uva di ciascuna parcella dei suoi vigneti e decide se destinare i mosti a rappresentare le denominazioni di origine locali oppure se applicarvi modalità di vinificazione sperimentali, che lo spingono volontariamente a muoversene al di fuori. Se ci riesce nell’intento di esaltare il frutto? Dai due vini che ho assaggiato, direi proprio di sì, ed è per questo che ne scrivo. In più, mi è piaciuto anche quel che mi ha detto riguardo al ruolo del vignaiolo: “È imperativo, per il vignaiolo, ritrovare il proprio posto nell’ecosistema. Il suo lavoro è quello di accompagnare le vigne a donare il meglio da sé, senza forzature“. Esattamente, è così.

Le vigne, Florian le ha prese in gestione nel 2021 da papà Daniel, che le coltivava dal 1985, l’anno in cui aveva deciso di convertire a vigneto i terreni collinari, sui quali fin lì aveva fatto pascolare le vacche. Oggi i vigneti di famiglia sono impiantati su una decina di ettari, in conduzione biologica. Le uve rosse che vi si coltivano sono il tannat, ossia, come ho detto, la varietà principe della denominazione di Madiran, più il cabernet sauvignon per i vini rossi, e poi il petit e il gros manseng, ossia le due varietà caratteristiche della denominazione di Pacherenc du Vic-Bilh, oltre al colombard, per i vini bianchi. Ripeto che qualcuno dei vini esce sotto le due denominazioni di origine della zona, ossia Madiran e Pacherenc du Vic-Bilh, appunto, mentre altri, più sperimentali, sono imbottigliati come Vin de France.

Qui sotto dico dei due vini che ho avuto nel bicchiere.

Vin de France Rouge 2021 Domaine Monblanc. Tannat più un quota di cabernet sauvignon, ha un frutto pulitissimo e gustoso, attraversato da un’acidità imperiosa. “Mi piace per la sua leggerezza e la sua gastronomicità” dice Florian. Con questo, il vino è descritto perfettamente. (88/100)

Pacherenc du Vic-Bilh Emergence 2021 Domaine Monblanc. Tutto petit manseng, un’uva che vale la pena conoscere di più. Quando sentite dire di un vino bianco che è “verticale”, vuol dire che ha un’acidità irrefrenabile. Questo è un vino “verticale”, appunto. Florian parla di “droiture”, che è la stessa cosa. Citrino e salato, è pervaso da un’esplosiva dinamicità giovanile, senza rinunciare di una virgola dal lato della consistenza. Mi piacerebbe averne qualche bottiglia, perché secondo me, stando a quel poco che conosco del petit manseng, è buono subito ma con il tempo si farà via via ancora più complesso. (93/100)

In questo articolo