Questo Lambrusco fa proprio del bene

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Alberto Paltrinieri sta al Sorbara come… Come non so, non c’è equazione possibile, perché si farebbe torto a lui e a chi (e cosa) si ponesse come pietra di paragone, come accade per i fuoriclasse. L’unica cosa che so è che Alberto Paltrinieri è un grandissimo interprete del Lambrusco di Sorbara, che ha portato per mano fin verso le vette dell’eccellenza vinicola italiana, e di lui e dei suoi vini si parla con ammirazione nel mondo. O meglio, so anche un’altra cosa, ossia che lui e la moglie Barbara sono delle persone che hanno nella mente e nel cuore il bene comune e la socialità, quella buona, vera, per nulla ideologica, ma semmai piena di idealità e di religiosità. Per questo non mi sono stupito quand’ho ricevuto un comunicato che annunciava un’iniziativa benefica che Barbara e Alberto hanno voluto proporre, e alla quale ho immediatamente aderito anch’io, sulla fiducia, perché cose del genere si poggiano su quel sentimento rarissimo e difficile che è proprio la fiducia reciproca.

Insomma, Barbara e Alberto hanno fatto una bottiglia in tiratura limitatissima per raccogliere fondi a favore del Banco Alimentare, che è una fondazione che si dà molto da fare, senza alcuno scopo di lucro, per raccogliere generi alimentari per distribuirli a delle strutture caritative sparse sul territorio, le quali regalano di che sopravvivere alle persone che ne hanno bisogno. Il vino si chiama Anàstasi, ed è un’intitolazione che ha, appunto, un forte contenuto religioso, perché la parola, greca, è quella che identifica la resurrezione di Cristo e la conseguente idea della resurrezione finale dei morti, ed è anche un saluto che il popolo greco si scambia per giorni dopo la Pasqua.

Ma torno al vino. Si tratta di un Sorbara rifermentato in bottiglia, una cuvée in appena settecento pezzi, per metà dalla vendemmia 2017 e per l’altra metà dalla 2019. Lo dico per chi volesse averne almeno una bottiglia: potete acquistare l’Anàstasi sull’ecommerce della cantina Paltrinieri (cliccando qui il link è attivo) e lo pagherete, trasporto incluso, 50 euro, che andranno devoluti in beneficenza. La bottiglia vi arriverà a casa in una confezione splendida, fatta con il cartone da imballaggio riciclato. Insomma, un perfetto regalo per le prossime feste di Natale, e se volete regalarlo a voi stessi, prima che agli altri, sappiate che, a mio avviso, si tratterà di una piccola forma d’egoismo ampiamente concessa, perché l’altruismo l’avete già manifestato con l’acquisto. (E in fondo, diciamocelo, cinquanta euro per un “pezzo unico” di Paltrinieri è piccola somma.)

Per esempio, io, dicevo, me lo sono regalato, l’Anàstasi, e accidenti se mi ha messo in crisi, ‘sto Sorbara. Mi ha messo in crisi perché è un vino fuori dagli schemi classici, buccia di ciliegia, non filtrato, con un’acidità sferzante come uno schiocco di frusta, come un refolo imbizzarrito di vento marino. Sale ed agrumi, agrumi e sale, in continuazione. Non si può mica perderselo un Sorbara del genere.

Resta da dire come sia nato, questo progetto, e qui lascio la narrazione a Barbara e Alberto.

Anàstasi è il nostro desiderio di “dare indietro”: restituire una parte di ciò che ci è stato dato, di tutto il bene che, in questi anni, abbiamo ricevuto. Nasce in un momento di crisi generale, la pandemia di marzo 2020, uno di quei momenti in cui è tanto forte la tentazione di disperarsi e lamentarsi. Tanto forte da meritare un gesto deciso nel respingerla. Così, sfidati dal nostro enologo Attilio Pagli, e dalla sua geniale intuizione, nasce Anàstasi: un Sorbara rifermentato in bottiglia, tiratura limitata, 700 pezzi unici di un vino unico nel suo genere: una cuvée di Sorbara in purezza 50% vendemmia 2017 che ha riposato due anni in un tonneau e 50% Sorbara 2019. Da subito questo progetto contagia anche i nostri collaboratori, fornitori e clienti. A questo si aggiunge la decisione di Marta, la figlia di nostri amici, che vuole contribuire regalandoci tutti i suoi risparmi dicendoci: “Si riceve di più a dare”. In quel momento decidiamo che tutto il ricavato dalla vendita di Anàstasi andrà al Banco Alimentare, per iniziare a “restituire” appunto.

La storia narrata da Barbara e Alberto è questa. Adesso tocca a voi che l’avete letta. Ah, lo ripeto: la tiratura è stata di appena settecento bottiglie, e non credo ne restino molte, per cui affrettatevi.

Lambrusco di Sorbara Anàstasi Paltrinieri
(non cercate il rating, stavola, sopo il nome del vino, perché per vini così non c’è voto che tenga)

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1 comment

  1. Sergio Frigieri

    Tutto vero,per fortuna che ci sono produttori (e persone) così.Per i “vecchi” modenesi come me il Sorbara è il vero lambrusco,già il Salamino di Santa Croce non ci fa impazzire ed il Grasparossa è sempre più ruffiano ed abboccato e non esiste il rifermentato,o metodo ancestrale.Ti segnalo però la cantina Zucchi,a pochi km.,vicino a San Prospero.Davide e Silvia,la figlia,sono persone stupende e il loro RITO,uno charmat lunghissimo e i vari rifermentati valgono il viaggio,credimi.Silvia è grande amica di Diletta Tonello,senz’altro conosci la cantina vicentina grande nella durella.Se capiti in zona vai ,non te ne penti di sicuro,ciao,Sergio-MO.

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