Davvero una denominazione di origine può essere bio?

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Che cosa unisce la denominazione di origine toscana della Valdarno di Sopra e quella francese di Les Baux de Provence? La risposta è che in entrambe le denominazioni il cento per cento delle aziende ha adottato il protocollo biologico (e dunque è certificata bio o e in corso di conversione), e che tutte e due chiedono che il biologico divenga parte integrante dei rispettivi disciplinari di produzione.

La determinazione delle due filiere è ammirevole, così come il loro obiettivo. Tuttavia, mi auguro di essere molto presto smentito dai fatti, ma sono abbastanza scettico riguardo all’esito di tali richieste.

Da quanto leggo, la scorsa primavera la richiesta dei produttori toscani, votata ormai da qualche anno, era ancora al vaglio del Comitato nazionale vini, l’organismo deputato a seguire l’iter di approvazione e variazione dei disciplinari di produzione italiani. Per Les Baux de Provence invece, stando a quanto riferisce La Revue du Vin de France, è appena arrivata la risposta dell’Inao, l’Institut national de l’origine et de la qualité (una sorta di corrispettivo transalpino del nostro Comitato nazionale), e la risposta è negativa.

L’Inao ha risposto al Syndicat d’initiative (più o meno il corrispettivo dei nostri Consorzi di tutela) dell’aoc Les Baux de Provence che il disciplinare della denominazione d’origine non può essere oggetto di condizionamento esterno da parte di un disciplinare diverso, quello dell’agricoltura biologica, il quale è indipendente, nelle sue possibili variazioni, rispetto alla denominazione di origine. “In effetti – annota La Revue -, non è possibile integrare nel disciplinare di una denominazione di origine un altro disciplinare (il bio) suscettibile di evolvere al di fuori del suo controllo”. Insomma, si potrebbe creare un corto circuito regolamentare per cui l’organismo responsabile dei protocolli bio, modificando il proprio profilo normativo, determinerebbe nei fatti delle modifiche sostanziali anche al disciplinare della denominazione di origine, cosa che evidentemente non è giudiricamente lecita, essendo il disciplinare soggetto a tutela da parte dell’organismo che rappresenta la filiera (da noi il Consorzio, in Francia il Syndicat).

È complicato. Nulla vieta che – lodevolmente – tutti i produttori di un determinato territorio e di una determinata denominazione di origine decidano di essere bio, ma pare improbabile che questo sentire comune possa diventare norma regolamentare stretta, come lo è un disciplinare di produzione. Okay, vediamo come va, e tutto sommato non mi dispiacerebbe avere torto.

Aggiungo che in Francia c’è chi ha sollevato un’altra questione. Si è infatti osservato che una volta che il biologico diventati parte integrante e obbligatoria del disciplinare, anche le eventuali nuove aziende che entrassero nel territorio sarebbero costrette ad adottarlo, e questo costituerebbe un vincolo capace di porre un freno alla libera concorrenza, che è invece una pietra miliare dell’economia occidentale. Pare una cosa di poco conto, ma non lo è.


2 comments

  1. Ettore Ciancico

    Le motivazioni che hai riportato sono corrette, questa è stata la storia. Miope a nostro parere. Pigrizia burocratica, a nostro parere. È stato anche detto, per capirsi, che non si poteva fare perchè non c’erano precedenti. Ma senza una prima volta non ci sarà mai un precedente! Nei fatti l’ultimo punto, quello della libera concorrenza, ci sembra davvero fuori contesto. Un disciplinare infatti è per definizione un recinto alla fantasia o libera volontà dei produttori. Pone dei limiti. Sei libero di accettarli oppure no. Lì sta la libertà. Due esempi rimasti nella storia toscana, i Supertuscan, degli IGT, nati per fare vini fuori dai vincoli dei disciplinari, e le vicende di qualche anno fa del Brunello.
    Le Denominazioni sono piene di produttori, ottimi produttori, che non accettando o i limiti del disciplinare o la gestione del Consorzio di riferimento, non utilizzano la Denominazione per i propri vini. Questa è la libertà.
    Noi ci auguriamo che le valutazioni, sia in Europa che in Italia siano cambiate. Le valutazioni dipendono dalle politiche decise dalla Commissione e dal Parlamento Europeo e dagli uomini, anche a Roma, chiamati ad interpretarle ed adottarle. Ci sembra che negli ultimi anni ci sia stata una positiva evoluzione politica ed avvicendamento degli uomini. Certo è che il Consorzio Valdarno di Sopra intende ripresentare la sua richiesta di modifica del disciplinare. Uscire dal bla-bla significa anche accettare di innovare, senza chiudersi in una lettura comodamente burocratica.

  2. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    Grazie per le indicazioni fornite.

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