Il Cirò Rosato di Tenuta del Conte, naturale sapienza

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Mariangela Parrilla è stata di parola. Mi aveva assicurato che avrebbe cambiato le etichette dei suoi vini (stonavano) e l’ha fatto. Ha cambiato anche la bottiglia, passando dalla bordolese alla borgognotta. Non ha cambiato invece, e grazie al cielo, il suo stile, e anzi direi che l’ha ancora più distillato.

Avevo scritto – mi si permetta l’autocitazione – che i suoi “sono vini che lasciano il segno, estremamente personali e caratteriali” e che mi avevano impressionato per “la loro radicale essenza territoriale”. Lo ribadisco ora che ho avuto nel calice il suo Cirò Rosato 2017.

L’olfatto è arabeggiante di spezie finissime, avvolgenti. La bocca è un tripudio di sale, che sostiene e allunga all’infinito il sorso. Terra rossa bruciata dal sole, erbe medicinali, officinali, l’amarena appena acquarellata, il tamardino di decadenti, antichi bar paesani, il tannino che supporta il sorso. Sembra lieve e invece è sostanza alcolica (quattordici per cento, e non è poco) e strutturale, senza però eccesso alcuno, e anzi con equilibrio strepitoso. Il gaglioppo sublimato, il Mediterraneo portato nel calice. Ci mangi, con un vino così, ci mangi e puoi fare a meno del cibo e non è questione di polpa, bensì di appagamento.

Si candida ad un ruolo da protagonista nel panorana dei vini rosa italiani la Tenuta del Conte di Mariangela, lo dico senza mezzi termini. Mi inchino a tanta naturale sapienza, a tanta misurata spontaneità. L’avevo detto che è bravissima. Sta superando le aspettative. In poco tempo.

Questo è talento. Puro. Dove potrà arrivare è un mistero che solo lei può spiegare.

Cirò Rosato 2017 Tenuta del Conte
(92/100)