Il Mazzì, la serietà del rosato col Salento nell’anima

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Qualche settimana fa ricevetti la notizia che il Mazzì 2021 di Rosa del Golfo era stato premiato nella rassegna pugliese Rosati in terra di Rosati. Giusto poco tempo prima avevo indicato proprio il Mazzì ai colleghi del Corriere Vinicolo come uno degli esempi più significativi di vini rosa italiani nella cui produzione si faccia un uso intelligente del legno. Logico che mi fosse venuta gran voglia di berlo di nuovo, cosa che ho fatto in una torrida giornata di luglio.

Io sono favorevolissimo all’uso di contenitori che consentano di ottenere dei vini rosa asciutti, fortemente identitari e potenzialmente longevi, e dunque serissimi; non a caso, il Mazzì 2021, ora in commercio, è senza età (nel senso che non denota lo scorrere del tempo) e lo sarà di certo a lungo, ammesso che chi lo acquista ne voglia conservare qualche bottiglia per gli anni a venire.

Torno al discorso sui contenitori per i vini rosa. Possono essere, di volta in volta, il legno, il cemento, l’argilla, il gres, utilizzati in toto o in parte, in fermentazione o in affinamento, a seconda delle caratteristiche delle uve e dei territori. Per quanto ovvio, nel risultato finale il contenitore, in sé, non si deve avvertire. L’influenza dev’essere pertanto esercitata non sulla parte aromatica, ma semmai solo su quella tattile tattile, e soprattutto sul tannino e sulla sapidità. Però funziona, ne ho le prove da quella manciata di vini rosa da lungo affinamento che, grazie al cielo, si producono in alcune parti d’Italia.

Nel Mazzì, il rovere ha certamente esaltato la territorialità e la caratterialità del vino. Perché questo è una delle espressioni in assoluto più centrate che conosca di Rosato del Salento. Mi capita spesso di dire che quando penso a un vino del Salento, e soprattutto a un rosato, voglio che lo sguardo si diriga verso oriente. Verso la terra greca dalla quale pervennero i coloni che coltivarono le vigne e introdussero l’utilizzo dei palmenti. Da un Rosato salentino mi aspetto il ricordo delle terre rosse, del sole che brucia, delle spezie bizantine, delle brezze marine. Mi piace poi ritrovare il colore del corallo; colore da rosato, appunto, mentre compete ad altre terre e altre latitudini avere tonalità da rosè, da chiaretto o, al contrario, da cerasuolo. Il Mazzì ha l’indole del Salento, è salentino nel profondo dell’essere.

Negroamaro con un saldo di malvasia nera, il Mazzì nasce dalle uve della località omonima, nel territorio comunale di Alezio, provincia di Lecce. Lo si acquista on line intorno ai 15 euro. Per chi volesse farsi un’idea di cosa intenda quando dico che il rosato è un vino serio, si tratta di un acquisto prezioso. Suggerisco di berlo fresco di cantina, ma non freddo, e magari di goderselo non solo nell’estate, ma anche se non soprattutto nell’autunno, quando le foglie imbruniscono e la cucina pretende maggiori strutture.

Salento Negroamaro Rosato Mazzì 2021 Rosa del Golfo
(91/100)