Buon anno con una Falanghina di dieci anni

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I vini sono come i libri, se hai una libreria, se hai un cantina. Li dimentichi per anni, poi, improvvisamente, magari mentre stai cercando qualche urgenza, trovi un ricordo, una occasione per ripassare emozioni, rivedere un vecchio punto di vista forte della maturità degli anni che regalano esperienza.
Così, gironzolando nella mia cantina la sera di Natale trovo una vecchia cassetta di legno di Fattoria La Rivolta, piccola azienda creata da Paolo Cotroneo alle falde del monte Taburno in provincia di Benevento, recuperando una antica proprietà del nonno. Dentro una Falanghina di dieci anni.
Dei vini di Paolo, sia quelli di Angelo Pizzi con cui iniziò una quindicina d’anni fa che quelli con Vincenzo Mercurio che gli è subentrato, ho sempre preferito i bianchi. Non è una eccezione, sulla base di anni di frequentazioni ritengo il Taburno una terra vocata all’Aglianico ma capace di regalare grandi emozioni proprio con la Falanghina.
Insomma, che sia Greco o Coda di Volpe, una delle mie preferite, ma anche Falanghina, abbiamo dei vini che con il passare degli anni evolvono in maniera clamorosamente bene sviluppando sentori di idrocarburi, note di funghi, frutta sciroppata, spezie, balsamico.
Ecco perché quando stappo la Falanghina 2006, dieci anni per un vini pensato al massimo per la stagione successiva alla vendemmia, non sono curioso, ma certo del risultato.
L’aspetto più coinvolgente di questi vini è il palato. Se il colore infatti rivela l’età, il palato ci parla di una freschezza vibrante, una tensione nella beva incredibile, piacevole, con una chiusura amara e precisa.
Che dire, la Falanghina sta conoscendo un grande successo come bianco di consumo immediato, ma se aspettate non dico dieci, ma almeno un paio di anni, è un vino capace davvero di regalare grande piacevolezza.
E allora, un buon anno Igp con la Falanghina!


1 comment

  1. Maurizio Onorato

    Mi fa piacere di tanto in tanto di non essere “vox clamans in deserto”. La frequentazione di quelle terre (ho una casa non distante, nell’Alto Casertano), di quei vini e negli anni Novanta di personaggi come Angelo Pizzi, che mi ha fatto piacere vedere riconosciuto per professionalità e lungimiranza, non possono che farmi sottoscrivere dalla prima all’ultima parola.

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