Quando il vino l’anima ce l’ha, Les Corvées dei Ganevat

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Dopo che hai finito la bottiglia, un vino come Les Corvées di Anne e Jean-François Ganevat ti costringe a pensare. Attenzione, non l’ho scritto a caso che i pensieri fioriscono “dopo che hai finito la bottiglia”, perché questo vino ha una bevibilità straordinaria e una capacità altrettanto felice di stare col cibo, soprattutto quello più rustico e grasso (ma non solo). Tuttavia, probabilmente sbaglio, e i pensieri incominciano prima, perché l’impressione della bevibilità viene cronologicamente dopo quell’attimo di esitazione che ti può cogliere all’impatto visivo, quando vedi il liquido torbidissimo dentro al calice, e non ci sei abituato.

In effetti, la cosa su cui viene da riflettere, a bottiglia bevuta, è che un vino così non è per niente adatto ad essere degustato e invece è perfetto per essere bevuto, il che ci restituisce a mio avviso la dimensione principale del vino. Nel tempo, ci si è concentrati infatti sul solo edonismo malato della triade vista, olfatto, gusto, con la ricerca accanita di una perfezione formale che troppo spesso ha condotto a costruire a tavolino vini perfetti enologicamente, ma privi di anima. Sia chiaro, a me i vini “puliti” piacciono, e molto, ma un’anima, una personalità, un carattere devono averceli – e devono raccontare la personalità, l’anima e il carattere di chi li ha fatti e della terra che ne ha generato le uve -, altrimenti diventano esercizi di stile fini a se stessi, o al solo successo commerciale, e dunque per me sono inutili, o utili solo a far cassetto. Questo vino il carattere, l’anima, la personalità dei produttori e del territorio del Jura ce li ha, eccome se ce li ha.

Les Corvées è un Côtes de Jura fatto con l’uva trousseau. Ha un colore rosso delicatissimo, quasi da vini rosa, ed è, come dicevo, assai torbido. Ha anche un’acidità spiccatissima e fremente, che peraltro non trascende verso quelle note acetiche che talora connotano l’approccio “naturale” alla produzione. Rimanda poi a una spremuta di fruttini aciduli, e ha ad ogni modo anche una struttura di tutto rispetto, manifestata anche da quei 13,8 gradi d’alcolo dichiarati in etichetta e assolutamente non avvertiti al palato. L’annata del vino che ho avuto nel calice era la 2019. Pagato, in un’enoteca on line francese, 39,50 euro. Tanto? D’accordo, non è una cifra che si possa spendere tutti i giorni, e neanche troppo di frequente, però non lo definirei caro, vista la soddisfazione che dona questo vino.

Côtes de Jura Trousseau Les Corvées 2019 Anne et Jean-François Ganevat
(92/100)

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