Vino italiano e Brexit, in ballo 750 milioni

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Quanto vale l’export di vino italiano verso il Regno Unito? L’interrogativo bisogna pur porselo, ora che la sterlina s’è indebolita, e dunque gl’inglesi hanno meno potere d’acquisto, e se per caso cominciassero a comprare meno vino potrebbero essere guai. Be’, la risposta è che in ballo ci sono 750 milioni di euro l’anno. Ai britannici vendiamo grosso modo vini fermi per 400-410 milioni di euro, spumanti (Prosecco in testa) per 300 milioni e vino sfuso per una cinquantina di milioni.
I dati sono aggiornati a marzo 2016. Li ho letti su I Numeri del Vino. Quando si parla di dati in materia vinicola, il punto di riferimento on line è proprio il blog di Marco Baccaglio. Di recente ha pubblicato un’analisi relativa all’export a marzo 2016. Sottolinea che c’è un andamento contrastante tra l’export dei vini fermi e quello delle bollicine. Scrive infatti Baccaglio che “i dati sui vini fermi imbottigliati sono decisamente poco incoraggianti” e che “il vero ‘malato’ sembra il Regno Unito che vede un calo del 16% a 74 milioni sui vini fermi, -4% sui 12 mesi”. Certo, “preso nel suo insieme l’export sul Regno Unito è leggermente cresciuto (da 141 a 148 milioni) ma ciò è la risultante di un saldo tra spumanti che crescono e vini che calano”.
In un altro post, Baccaglio analizza il solo export della spumantistica, sempre con riferimento a marzo, e dice che “le esportazioni per paese vedono il Regno Unito ormai prossimo ai 300 milioni di euro a livello annuo (di cui 268 spumanti dop). Aggiungendo: “Gli spumanti dop, guidati dal Prosecco continuano a esplodere, con un +35% nel primo trimestre a 174 milioni di euro e un incremento dei volumi del 22% a 463mila ettolitri. Regno Unito e USA continuano a spingere, +63% e +17% rispettivamente, per 62 e 51 milioni di euro”.
Ecco, adesso credo sia chiaro cosa si rischia con la Brexit. Certo, gli inglesi, pur con la sterlina indebolita, non smetteranno mica di bere vino italiano, ma potrebbero comprarne molto meno. Oppure potrebbe essere che se glielo vogliamo continuare a vendere, dovremo farlo a prezzi più bassi. E sarebbero guai seri, perché già ora l’export vinicolo verso il Regno Unito non è che brilli in fatto di quotazioni. Lo scrive Michelangelo Borrillo su Corriere.it: “Le esportazioni nel Regno Unito – scrive a proposito del vino italiano – sono state di 657 milioni nel 2014 e di 745 nel 2015, rispettivamente 13% e 14% del totale italiano. Da notare come il prezzo medio del vino italiano sul mercato britannico sia significativamente inferiore rispetto a quello che il prodotto nazionale spunta su quello mondiale (al litro, 2,31 e 2,71 euro nel 2015, rispettivamente)”.
Tempi duri. L’ho già detto. Lo ripeto.


1 comment

  1. Andrea Tibaldi

    UK è in deficit della bilancia commerciale da anni, e mica di poco: 5% del PIL. Una situazione del genere non può continuare all’infinito, a meno che non ti chiami USA. Quindi che la sterlina avrebbe svalutato, era nelle cose: si chiamano leggi dell’economia, perché prima del brexit era ampiamente sopravvalutata. Secondo l’FMI, prima del brexit era sopravvalutata del 15%. Ora lo è ancora del 5%, avendo perso il 10%. Ergo, un produttore che conosca le regole dell’economia, lo sa benissimo che così non può continuare per sempre, che la pacchia prima o poi sarebbe finita.
    La sterlina, prima o poi, avrebbe svalutato comunque. Il problema, probabilmente, è il fatto che sia successo in modo violento, in pochi giorni. Ma una volta digerita dal mercato… Stiamo parlando di una cosa normalissima.
    Se poi per qualcuno diventa un guaio serio… Mi spiace per lui, ma non è arrivato lo tsunami, vorrei che fosse chiaro.

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