Un vino struggente, la Reserva Velha di Barbeito

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Da sempre sostengo che Madeira potrebbe definirsi come l’ultimo stadio dell’evoluzione del vino. Madeira sembra inattaccabile, invincibile, una frontiera invalicabile. E in questo lo potrei comparare solo allo Jerez. Con in più quel tocco di esotico che deriva dal fatto di essere un’isola nel bel mezzo dell’Atlantico.

La storia del Madeira è interessante in quanto si intreccia con l’esplorazione coloniale e con lo sviluppo del commercio mondiale verso il Nuovo Mondo, dove il vino divenne celebre tanto da accompagnare i brindisi alle elezioni dei presidenti americani. Altri tempi.

Cerco di non divagare e parlo di una selezione di malvasia invecchiata oltre dieci anni con la tecnica del canteiro in botti di rovere francese molto vecchie, la Reserva Velha di Barbeito. È un blend sapiente di varie partite di malvasia scelte da Ricardo Diago Freitas per la loro complessità e complementarietà. Il colore è tra l’oro e l’arancio, il liquido è torbido. Naso magnifico che odora di frutta matura, pesca e albicocca (tipici della varietà), accanto a profumi più caratteriali di mare che arrivano fino al cappero e ai fiori di macchia. Direi che è proprio questa parte che più affascina. Bevendolo si ha l’impressione di avere di fronte un vino secco, mentre nella seconda parte tira fuori una dolcezza molto misurata che si ritrova nelle migliori versioni di malvasia. A mettere tutto a posto ci pensa l’acidità, che si impossessa del finale e rende il tutto meno prevedibile e più elegante. L’equilibrio si crea proprio qui, tra la morbidezza degli zuccheri e la forza dell’acidità, che riesce a non far pesare la parte più calda dell’alcol. Ne risulta un vino quasi struggente, lungo e delicato per la tipologia. Ha bisogno di aria, di tempo, dopo una settimana sembra trovare la sua vera identità, facendo ancora più spazio alle note marine e speziate.

Madeira Malvasia Reserva Velha 10 Anos Barbeito
(93/100)

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