Se un formaggio di malga ricorda un whisky delle isole

gardoni_foto_paola_giagulli_500

Mi piace finire il pasto con una punta di formaggio, come tradizione vuole. Vivendo in terra veronese, mi capita spesso di optare per un formaggio locale, ed è quasi sempre un Monte Veronese in una delle sue tre stagionature. Mi piace soprattutto quello più guovane, a latte intero, ma quando (raramente) riesco a procurarmene, è insuperabile il Monte Veronese di malga, che è anche tra i presìdi valorizzati da Slow Food. Viene dalla Lessinia, la montagna che sta oltre la Valpolicella, a nord di Verona.

Il “malga” si fa solo col latte degli alpeggi e generalmente ha una complessità aromatica straordinariamente intrigante. Merito della ricchezza di erbe e di fiori della Lessinia, che non per caso è un parco naturale regionale. Di recente, di Monte Veronese di malga ne ho mangiato uno che a mio avviso è strepitoso. Speziato e leggermente affumicato, mi ha ricordato un ottimo whisky torbato delle isole e aveva anche un avvincente aroma fruttato di albicocca secca e di buccia d’arancia candita. La persistenza era impressionante. Un capolavoro, davvero.

A produrlo è il caseificio Gardoni di Roverè Veronese. Non so se ne abbiano ancora, comunque se volete provare a chiamarli il numero è 045 7835917. A proposito: la foto ritrae la famiglia Gardoni (lo scatto è di Paola Giagulli). Se cliccate sulla foto, si ingrandisce. Vedete tutti quei fiori? Ecco, la complessità del formaggio viene da lì.