I significa Primo, e primo lo è davvero

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All’inizio dello scorso anno, la rivista britannica Decanter decretò che il “miglior vino bianco del mondo” era il Terlaner I Grande Cuvée 2018 di Cantina Terlano. Quella I maiuscola è un numero ordinale romano, significa “primo” (e in effetti tale dicitura compare sotto la grande I che campeggia in etichetta). Rudi Kofler, il Kellermeister della Kellerei Terlan, raccontò che quando lassù a Terlano pensarono a questo vino erano “alla ricerca di una sintesi perfetta, un vino che rappresentasse pienamente la nostra secolare tradizione”.

Ora, io sono sempre scettico quando si parla di perfezione, perché a mio avviso la perfezione non esiste, e anzi sono tra coloro che apprezzano quel briciolo di esclusività che talvolta proviene da una lieve imperfezione, ma in questo caso ammetto che alla perfezione ci siamo quanto meno vicinissimi. Tant’è che questo Terlaner, nato dalla fusione di pinot bianco (sempre in netta predominanza quantitativa), chardonnay (in quota piuttosto variabile a seconda dell’annata) e sauvignon (in piccolissima quota), non parla la lingua dei vitigni, bensì quella, squillante, del territorio, e lo fa benissimo. Al punto che se in questo preciso momento dovessi scegliere un vino capace di illustrare il carattere dei vini bianchi sudtirolesi e la loro indole ventosa e montanara, non ho dubbi che sceglierei proprio il I. Aggiungo che se Decanter ci ha visto giusto portando il I 2018 nell’Olimpo dei vini mondiali, mi domando quale riconoscimento si debba attribuire all’edizione 2019, che, per parte mia, colloco di già nel reliquiario dei miei migliori assaggi, ancorché il vino trasudi tuttora esuberanza giovanile, e forse proprio per questo. Vedo, peraltro, che la critica internazionale non gli ha fatto mancare gli elogi: per la rivista germanica Falstaff vale addirittura 100 centesimi (il che non mi stupisce affatto, tant’è che al collega Raffaele Foglia, che assaggiava assieme a me, confidai che ero tentato di attribuirgli anch’io il punteggio massimo assoluto, senza sapere peraltro che l’avevano già fatto i tedeschi), mentre per Parker, Suckling e Decanter è a 97 punti.

Ho fatto questa lunga dissertazione per dire che del Terlaner I ho avuto la fortuna di poter assaggiare e comparare cinque diverse annate in verticale, dalla 2013 alle 2019 (al 2014 non venne prodotta, la 2016 non era disponibile), e ne ho ricavata l’idea di una continua crescita del percorso di cesellatura di questo vino cristallino, il che mi fa tornare a quando, qui sopra, ho affermato che lo sceglierei all’istante se dovessi indicare un solo vino per rappresentare i bianchi altoatesini. Ad ogni modo, ecco di seguito le mie impressioni: per chi volesse i dati analitici delle singole annate, rimando al sito della Cantina Terlano, esemplare nella ricchezza di informazioni messe a disposizione.

Alto Adige Terlaner I Primo Grande Cuvée 2013 Cantina Terlano. Ha il volume dell’annata calda, si espande al palato già dal primo sorso. Coniuga la grassezza del frutto con l’esplosività (90/100)

Alto Adige Terlaner I Primo Grande Cuvée 2015 Cantina Terlano. Un bambinetto, con la freschezza smaniosa di vita. Eppure è già elegantissimo, e chissà come ci sorprenderà ancora negli anni. (94/100)

Alto Adige Terlaner I Primo Grande Cuvée 2017 Cantina Terlano. L’annata fresca e tardiva si legge nella verticalità indomita del sorso. Pesca gialla, erbe alpestri, una sottilissima affumicatura. (93/100)

Alto Adige Terlaner I Primo Grande Cuvée 2018 Cantina Terlano. È come quei ragazzini che giocano a pallone nel campetto dell’oratorio, e capisci che hanno l’imprinting del futuro campione. (96/100)

Alto Adige Terlaner I Primo Grande Cuvée 2019 Cantina Terlano. Dicevo del mio scetticismo sulla possibilità di incontrare la perfezione in vita. Però questo vino è assoluta bellezza in bottiglia. (99/100)