Settemila bottiglie da tenere d’occhio

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È raro trovare dei vignaioli che nella loro presentazione aziendale antepongano l’olio al vino. Eppure sul sito del Podere La Madia, azienda agricola aretina del comune di Loro Ciuffenna, nel Valdarno di Sopra, è scritto così: “produciamo olio extravergine di oliva e vini tipici del nostro territorio”; prima l’olio, poi il vino. Del resto, è comprensibile, stante che l‘oliveto occupa sette dei dieci ettari del fondo aziendale e la vigna appena tre, e da questi tre ettari si ricavano appena sei-settemila bottiglia l’anno. Dell’extravergine del Podere La Madia non so dire alcunché, non avendo avuto occasione di provarlo, ma un paio di vini – un Sangiovese e un Bianco a base di malvasia bianca lunga – li ho assaggiati, e li ho trovati piuttosto interessanti, tant’è che adesso sono qui a parlarne (cosa che mi fa crescere il rimpianto per il mancato assaggio dell’olio, perché se tanto mi dà tanto, potrebbe valerne la pena). Insomma, consiglio di tenerla d’occhio questa insegna.

Annoto che i vigneti sono piuttosto vecchi, e questo per l’Italia non è frequente. Solo che da noi non abbiamo una normativa di favore che consenta di scrivere “vigne vecchie” come in Francia, e questa cosa è veramente una disdetta. Quando dico che le vigne sono vecchie intendo che il Sangiovese proviene da un appezzamento che ha una storia almeno cinquantenne e i ceppi che vi vengano man mano a mancare sono rimpiazzati uno per uno. Insomma, il corpo del vigneto viene mantenuto integro, e vi convivono piante di età diverse, il che per me va molto, molto bene, perché è una scelta che garantisce complessità e finezza. Nel caso della malvasia, invece, le vigne sono ancora più datate, avendo intorno ai settanta o agli ottant’anni. Ovviamente, la coltivazione segue i dettami biologici, e ho scritto “ovviamente” perché rammento che tutti i produttori della denominazione del Valdarno di Sopra sono certificati bio.

I due vini, ora.

Valdarno di Sopra Sangiovese Bagnolo 2016 Podere La Madia. La 2016 è l’annata in commercio. Insomma, si affina un bel po’ prima di uscire. Già questa è una bella cosa. In più, metteteci che il vino è parecchio buono, con quella sue vene intensamente terrose su cui si innestano sottili tracce rinfrescanti di origano e di altre erbe aromatiche; e poi c’è la sapidità classica della denominazione e una gran beva. In cantina lo pagate intorno ai 15 euro, e per la zona e l’età è un bell’acquisto. (89/100)

Bianco Toscano Vigna Cafaggio 2019 Podere La Madia. Il fatto che abbia citato la malvasia non deve in alcun modo trarre in inganno: non aspettatevi nulla di aromatico. Il vino è secco, teso, sapido, nonché serissimo, generato da una fermentazione in barrique esauste di legno d’acacia, dove sta sei mesi. Il sito aziendale consiglia di berlo a dodici gradi di temperatura, ma io starei più altino, perché i vini bianchi di questa bella austerità preferisco berli come fossero dei rossi. Viene 12 euro. (88/100)

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