Il titolo di questo articolo è: “Se il tuo vino vale come il Tavernello”. Il sottotitolo, ove nel format di InternetGourmet fossero previsti i sottotitoli, sarebbe stato: “Sull’inutilità dei concorsi enologici”. Ora, premetto che ho il massimo rispetto per il progetto Tavernello e per la Caviro che l’ha ideato e fatto diventare uno dei più clamorosi fenomeni commerciali del mercato del vino italiano. Però adesso aspetto al varco tutti i pr e gli addetti stampa che manderanno dei comunicati trionfali, annuncianti il tripudio di questa o quella cantina per la medaglia ottenuta al concorso enologico internazionale di Bruxelles, o meglio, il Concours Mondial de Bruxelles (che si è appena svolto a Jesolo, peraltro). Perché dovranno dimostrarmi una cosa, ossia che è giustificato che quel tal (vostro) vino costi di più del Tavernello.
Già, perché il Tavernello della Caviro ha vinto la medaglia d’argento al Concours Mondiale de Bruxelles. Mica il Tavernello “base” in brik, d’accordo, bensì il “Tavernello Syrah – Cabernet Varietale d’Italia”. Però è Tavernello, perbacco, e ha preso la medaglia d’argento, e non costa di sicuro una cifra da svenarsi. Ordunque, cari magnificatori di medaglie dei concorsi enologici, sappiatelo: il vino del vostro cliente vale come il Tavernello. Il che a mio vedere dimostra l’assoluta inutilità, sotto il profilo promozionale, di spendere 150 euro per iscrivere un proprio vino a un concorso enologico. A meno che non produciate Tavernello, perché allora tanto di cappello.
Insomma, il vincitore vero è Caviro.