Quando il Trento fa novanta

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Dicono che la paura fa novanta. Sarà, ma per i produttori di vino novanta centesimi di valutazione sono gioiosi, giacché rappresentano la soglia che tutti vorrebbero passare sulle testate specializzate o sulle guide di settore che utilizzano il punteggio centesimale. Oltre quota novanta si accede all’Olimpo internazionale.
Vedo sul numero d’aprile di Wine Spectator – quello che in copertina ha Sting e la moglie, che fanno vino in Toscana – che ben cinque Trento hanno raggiunto o superato la soglia fatidica. Un bel risultato. Certo, quattro su cinque appartengono a una sola marca, la Ferrari (l’altro è un vino di Maso Martis), ma per il metodo classico tridentino è una bella visibilità.
Quel che più mi colpisce è che i novanta punti la Ferrari li prenda anche con il suo brut “base”, quello che si trova pressoché ovunque, e che Wine Spectator premia anche tra le etichette “smart buy”, quelle dal miglior rapporto qualità prezzo, dicendo che è “very drinkable”, e non serve tradurre. Un apprezzamento notevole, mi pare, per una bolla che viene prodotta, stando a quanto scrive la rivista americana, in 200 mila casse da dodici (questa è l’unità di misura che usano da quelle parti), e dunque in quasi due milioni e mezzo di pezzi.
Che sia scoccando l’ora del Trento?
Comunque, ecco qui di seguito i cinque vini over novanta, come li scrive il magazine statunitense, e in fondo alla riga il punteggio in centesimi.
Ferrari Brut Rosé Trento Perlé 2008, 91
Maso Martis Brut Trento Madame Martis Riserva 2005, 91
Ferrari Brut Rosé Trento, 90
Ferrari Brut Trento, 90
Ferrari Extra Brut Trento Riserva Lunelli 2006, 90.