A morte il fois gras

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Eh, sì. Al di là delle convinzioni più o meno etiche di ciascheduno sulla liceità o sull’opportunità di utilizzare determinati cibi, vedere scritto “fois gras” sui menù dei ristoranti mi manda in bestia. Anzi, la bestia è il ristoratore, in quel caso: foie gras, si scrive, accidenti! Eppure l’ho visto un sacco di volte quel fastidioso, intollerabile “fois gras”, anche sulle liste di locali con la stella Michelin.
La faccenda – e la relativa incavolatura – mi è tornata alla mente leggendo Gianni Mura. Intendo il libro “Non c’è gusto”. Dice di come siano da evitare quei ristoranti che si presentano con i siti internet troppo autoreferenziali o strapieni di superlativi. Anche perché – cito – “i superlativi s’afflosciano come soufflé mal riusciti quando vanno a sbattere contro errori gravissimi. Il più comune: fois gras. Come posso pensare che tu sappia lavorare il foie gras quando nemmeno sai come si scrive? Tanto varrebbe scrivere ‘fegato grasso’, d’oca o d’anitra”.
Esatto, proprio così. Come si può pretendere che quel ristoratore ti tratti bene quando non sa nemmeno cosa scrive? E di errori sulle carte dei ristoranti ne trovi, oh se ne trovi! Per non dire delle sconcertanti nefandezze scritte sulle liste dei vini: almeno copiare quel che c’è in etichetta si potrebbe fare, no?
Ripeto: mica sono solo errori da trattoria. Succede – eccome – anche fra gli stellati.


1 comment

  1. Andrea Tibaldi

    Vogliamo parlare del polIpo?

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