Lo sapete che Palette è un’appellation di 42 ettari?

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Ho scoperto i vini di Château Henri Bonnaud casualmente qualche anno fa, on line, su un sito francese, e da allora ho regolarmente acquistato un loro rosé provenzale presente su quel sito, un Palette. Ora, dovete sapere che quella di Palette è una denominazione di origine piccolissima, appena quarantadue ettari in tutto. Come dicono da quelle parti, “l’appellation Palette est l’une des plus confidentielles de France”. Ebbene, di quella quarantina di ettari, Château Henri Bonnaud ne ha quattordici. Poi ha ancora una quindicina di ettari nelle zone delle appellation Côtes de Provence Sainte-Victoire e Côtes de Provence e nell’area dell’igp Méditerranée. Tutti coltivati in agricoltura biologica. Ed essendo in zona di rosé, ne fanno ben cinque, dentro alle varie menzioni geografiche di pertinenza. Ma si ritengono produttori di vino rosso. Ribadisco, i pochi vigneron dell’appellation Palette sono rossisti, e infatti il vino rosso rappresenta il sessanta, settanta per cento del totale.

Proprio così mi hanno detto quando li ho incontrati al ProWein. Incontro casuale. Sono passato davanti al loro stand, ho adocchiato il nome e mi sono fermato. Volevo assaggiare dell’altro, oltre a quel Palette Rosé che conosco già da anni. Be’, è stato un bell’assaggio, fanno dei vini notevoli, e adesso ve li racconto in breve, avvertendo che i rosé provati sono quattro, in quanto il Quintessence, il secondo rosé sotto l’aoc Palette, non era disponibile. E per quel che riguarda la loro vocazione rossista… be’, lo scoprirete dalle brevi schede qui sotto.

Méditerranée Rosé Steff 2018. È l’entry brand, il vino base, fatto con syrah, granache e cinsault. Tipicamente marino, un po’ verde. Da beva estiva disimpegnata. (79/100)

Côtes de Provence Rosé Terre Promise 2018. Il sale e la freschezza tengono in equilibrio la morbidezza. Cerca la semplicità e la facilità di beva. Metà syrah e metà grenache. (80/100)

Côtes de Provence Sainte-Victoire Rosé 2018. Et voilà, qui non si scherza più, ci si proietta in alto. Grenache e cinsault. Mentuccia, lemongrass, cedro, erbe mediterranee. Salato. (90/100)

Palette Rosé 2018. Grenache, mourvèdre e cinsault. Gastronomico, polposo e insieme scattante. Sale e poi arancia sanguinella e mandarino e albicocca. Una conferma. Lo ricompro. (90/100)

Palette Blanc Quintessence 2018. Campione da vasca. Viene fatto con ugni blanc, clairette blanche e clairette rose. Sta otto mesi in legno, e si avverte, ma promette bene. (87/100)

Palette Blanc Quitessence 2017. Marino, iodato, una consistente presenza floreale. Ma forse ha bisogno di tempi più lunghi in bottiglia per raggiungere maggiore equilibrio. (80/100)

Palette Rouge 2016. Eccoci ai rossi. Questo è il base tra i due Palette rossi. Mourvèdre, grenache, vieux carignan. Molto giovane. Fiori d’ibisco, buon tannino. Piacevole. (85/100)

Palette Rouge 2015. Cambia l’annata e il vino acquista in eleganza. La bocca mineraleggia, c’è un bel tannino. La beva è piccante, la lunghezza del frutto è piuttosto consistente. (86/100)

Palette Rouge Quintessence 2015. Non posso che dar loro ragione: fanno davvero grandi rossi. Mourvèdre, grenache, vieux carignan e syrah. Elegantissimo e complesso. (94/100)

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