Il vino post Brexit, tutto cambia

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Tempi duri per il vino nel Regno Unito dopo la Brexit. A descrivere lucidamente lo scenario di mercato, fattosi ancora più difficile, è Vitishpere, il portale professionale del vino francese, con un editoriale titolato “La filiera del vino di fronte alla Brexit“.
“L’industria del vino francese – si legge – deve aspettarsi un aumento dei prezzi sul suo principale mercato di esportazione in un contesto di calo del potere d’acquisto. Ma il mercato del vino già non andava bene. Inoltre, l’effetto di questo aumento dei prezzi potrebbe essere aggravato dalla politica sanitaria britannica, il cui appetito verso l’utilizzo della leva fiscale potrebbe essere stimolato dalla necessità di garantire il funzionamento dello stato… Infine, la politica promozionale aggressiva della distribuzione inglese dovrebbe essere ancora più esigente, nel tentativo di limitare i danni che la crescita dell’inflazione genera ai consumi”.
Un grosso guaio.
Che fare dunque?
“Adesso le aziende francesi – dice Vitisphere – devono ripensare la loro politica commerciale, da un lato indirizzando i loro sforzi sia verso altri mercati, dall’altro investendo in prodotti entry-level, che senza dubbio hanno un loro ruolo da svolgere in questo contesto”.
E noi italiani? Teoricamente sul fronte inglese siamo messi un po’ meno peggio, perché esportiamo molto più dei francesi vini, appunto, entry level, a basso prezzo. Però i margini di questo mercato sono ridotti e si faranno ancora più sottili. In più, la Spagna e i produttori sudamericani sono (possono esserlo) più aggressivi di noi, in questa fascia di mercato. E se per i vini di maggior valore i francesi saranno costretti a spostare la loro attenzione ancora di più al di fuori del Regno Unito, potremmo subire la loro concorrenza anche dove riusciamo a vendere vini di qualità.
Tempi duri.