Il Falcone seguita a volare (ciao Luciano)

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Nel 2007, la bellezza di quindici anni fa, tempo volato via molto in fretta, Luciano Piona mi invitò a una cena per poche fortunate persone nel corso della quale stappò tutte le annate fino ad allora imbottigliate, da quella del 1987 a quella del 2005, del suo Falcone, il Cabernet Sauvignon che nasce dal vigneto della Prendina, a Monzambano, in quella parte dell’Alto Mantovano che “sente” il lago di Garda. Ne rimasi sorpreso ed entusiasta. Poi il Falcone l’ho perso di vista. Colpa mia, ma non si può bere tutto, e io cercavo altre strade interpretative della gardesanità, prima di tutto il Chiaretto, di cui Luciano è stato tra i maestri.

Luciano non c’è più dai primi giorni del 2021. A seguitarne il lavoro sono i figli Francesco e Giulia e il loro zio Franco, che con Luciano ha costruito l’epoca moderna delle aziende di famiglia, la Prendina nel Mantovano, la casa madre della Cavalchina nel Veronese, Terre d’Orti in Valpolicella e ‘L Lac in Lugana. Nei giorni scorsi, la famiglia mi ha fatto dono di alcune bottiglie. Una era quella del Falcone. Ho voluto stapparla, per la nostalgia che mi lasciava il ricordo di Luciano, per il ricordo di quella lontana bevuta. Ho fatto bene a stapparla.

Credo che il Falcone rappresenti uno dei vertici di quell’anima bordoleggiante del lago di Garda che non ha mai spiccato del tutto il volo, e che pure ci ha dato alcuni vini di grande valore. I capisaldi sono cinque. Lato cabernet indico il Falcone della Prendina e il Quaiare delle Fraghe. Lato merlot il Nepomuceno di Cantrina e il Sansonina dell’espressione femminina della famiglia Zenato. Lato taglio bordolese Le Zalte delle Sincette. Hanno, questi vini, un’indole nella quale riconosco la varietalità mediata dalla gardesanità, e dunque il frutto carnoso originario e insieme anche la freschezza dei venti lacustri e la salinità dei suoli gardesani. In particolare, nell’edizione 2020 del Falcone (l’ultima vendemmia di Luciano), quella che mi è stata omaggiata e che ho bevuto, questo carattere localista e territoriale dell’impronta bordolese è spiccatissimo, e anzi acidità e sale tengono a bada e mitigano perfettamente la prorompente struttura e l’alcolicità non di poco rispetto (quattordici e mezzo). Così ora mi è più chiaro perché Luciano si dannasse a promuovere la doc interregionale del Garda, sotto la quale è imbottigliato questo vino e che è impostata sulla varietalità dei vini. Se la varietalità si imbeve, come qui, di gardesanità se ne cavano dei bei bicchieri. Questo bicchiere non è solo bello, ma è notevolissimo e prospetta un avvenire considerevole in bottiglia. Insomma, un vino buono adesso e probabilmente ancora di più fra un decennio almeno; la quadratura del cerchio.

Garda Cabernet Sauvignon Falcone 2020 Prendina
(92/100)

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