Et voilà, il tappo a vite finisce in copertina (in America)

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Qui da noi in tanti – in troppi – guardano al tappo a vite con la puzza sotto al naso. In America invece finisce sulla copertina dei libri rivolti al grande pubblico. Sissignori, ho appena ricevuto la mia copia del nuovissimo “Rosé All Day”, il volume di Katherine Cole sui rosé, acquistata su Amazon, e l’occhio mi è andato immediatamente alla parte alta della copertina: lassù, sul collo della bottiglia rosa che campeggia in mezzo ai disegni che rappresentano le città del mondo, ci sta il tappo a vite. Un’unica bottiglia in copertina, ed è col tappo a vite.

Insomma, fuori dal nostro italico mondo ultra conservatore, la chiusura a vite per il vino è ormai un dato di fatto talmente acquisito in termini di facilità di utilizzo e di praticità, che a nessuno salterebbe in mente di considerare “minore” una bottiglia con questo tappo, e anzi lo si pone in rilievo come elemento di pregio, di valore.

Abbiamo un ritardo enorme da colmare, e anzi, invece di provare a colmarlo, stiamo facendo di tutto perché il nostro svantaggio diventi una voragine, sia per quanto riguarda le chiusure delle bottiglie, sia per quanto riguarda i vini rosati. Ostinatamente convinti che quanto sia proiettato al futuro sia un male, salvo spendere soldi a palate per comprare l’ultimo modello di smartphone, unica innovazione ammessa in società.

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