Come si gestisce un’annata difficile

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L’analisi delle dinamiche dell’annata 2014 del Barolo e del Brunello di Montalcino redatta da Riccardo Viscardi per DoctorWine merita una riflessione da parte di chiunque abbia a cuore il destino delle denominazioni di origine italiane. Non solo, intendo, le due menzionate. Tutte.

Come sia stata l’annata 2014 ce lo ricordiamo. Pioggia, pioggia, pioggia. Il che non vuol dire, come scrissi già allora, mentre montavano le grida delle Cassandre, che si sia trattato di un’annata povera per chiunque. Anzi, dissi che a mio avviso poteva avere, per le zone migliori all’interno dei vari territori e per i vignaioli più avveduti, l’impronta di un’annata di stile classico, antico, magari con vini più esili ed acidi, ma non per questo immeritevoli.

Resta il fatto che era impensabile che nel 2014 si potesse produrre la stessa quantità di vino delle annate “normali”. Non ce n’erano le condizioni. Ecco, è proprio sul dato di produzione che è andato a soffermarsi Riccardo. Sottolineando che, nel mentre per il Barolo c’è stata “una perdita di bottiglie, praticamente a parità di vigneto, di neanche il 9%”, per il Brunello di Montalcino “i dati parlano di almeno il 30% in meno, inoltre moltissimi hanno rinunciato ad imbottigliare i singoli vigneti, i cru, a favore del prodotto annata”.

“Possiamo parlare di autocoscienza dei produttori, che hanno limitato la produzione per proporre al pubblico solo il meglio di questa difficile annata?” si chiede Viscardi, ed è – mi pare – una domanda di quelle che si usano definire retoriche, perché sono portato a pensare che nel territorio di Montalcino sia andata proprio così. E poi annota che “di questa presa di coscienza montalcinese si è accorta da tempo la stampa estera che sta dando molto più spazio alla denominazione toscana che, dopo anni di rincorsa, ora sembra più appetibile ai mercati, al pubblico e a chi fa comunicazione”.

“Forse adesso – dice Riccardo Viscardi – sarebbe il caso che qualche produttore di Barolo andasse a vedere cosa stanno facendo a Montalcino”. Forse sarebbe il caso che non ci andassero solo i barolisti, aggiungo io.