Il Cirò dall’etichetta vintage

scala_vumbaca_500

Se non ricordo male, la cosa è andata grosso modo così: Vinitaly suppergiù di un paio di anni fa, allo stand una vecchia bottiglia con quell’etichetta che oggi fa tanto vintage e la scritta grande – Cirò – in diagonale ad attraversarla tutta, un sacco di gente incuriosita (attratta) che ne chiede informazioni, e da lì la scelta di riproporla, ché oggi è tornata modernissima per i vari corsi e ricorsi della storia.

Me l’ha raccontato Christian Vumbaca, le bottiglie sono quelle della Scala Cantina e Vigneti e l’etichetta è effettivamente molto, molto bella, e piace tanto anche a me. Ma il fatto che sia qui a parlarne non è mica solo per una questione estetica o grafica. Il fatto è, credetemi, che è buono anche il vino, e che anch’esso è fedele a canoni di bella tradizione. Anzi, dovrei dire al plurale, i vini, perché con quelle grafiche d’antan ci sono stati nuovamente “vestiti” – appunto – i Cirò di quest’azienda di Cirò Marina. Mi era capitato di assaggiarli (e di acquistarli) al Mercato dei Vini della Fivi. Li ho riavuti nel calice durante una recente sortita a Cirò.

Mi è piaciuto e ho bevuto di gusto il Cirò Rosato del 2017, con quel suo colore che vira all’aranciato, quasi come premessa per la sua succosità agrumata, dissetante, convincente. Poi – come si comanda a un rosé serio – c’è un finale asciutto, pulito, che invoglia al nuovo sorso. Ah, è bio, ché v’è stata anche la conversione recente delle vigne.

Il Cirò Riserva del 2013 ha quel suo frutto nitido e una vena rusticheggiante nel tannino e però anche la delicatezza della traccia di fiore appassito.

Insomma, vini che parlano la lingua del gaglioppo, e che invocano la compagnia del cibo, gastronomici li definirei.

Cirò Rosato 2017 Scala Cantina e Vigneti
(88/100)

Cirò Rosso Classico Superiore Riserva 2013 Scala Cantina e Vigneti
(87/100)

 

In questo articolo