Charles Heidsieck e quattro vini non in commercio

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Charles Heidsieck è una maison di una certa importanza, fondata nel 1851, non piccolissima, ma che lavora a livello di un piccolo produttore artigianale. Come ho appresa da Cyril Brun, lo chef de cave, non mancano le idee, tra le quali vanno citati i progetti relativi ai Coteaux Champenois e ai nuovi blanc de blancs. Sembra che sia stato proprio Charles Heidsieck a “inventare” questa categoria, per poi abbandonarla negli anni.

Eccezionalmente, ho avuto la fortuna di assaggiare alcune cuvée non in commercio. Qui racconto com’è andata.

1. Il primo assaggio è stato un vino bianco tranquillo vinificato in legno, millesimo 2017. Si tratta di uno chardonnay da Montgueux, che è da molti considerato il Corton-Charlemagne della Champagne. È una collina calcarea nella quale le uve maturano molto precocemente. Sono stati utilizzati vecchi fusti di rovere di quinto passaggio per quindici mesi. Vino al 12% di alcol, la difficoltà è quella di conservare la freschezza senza intaccare la materia. Vino fine, non esuberante, nocciola e agrumi. Palato con burro, limone, mineralità. Acidità che domina il finale. Effettivamente si respira aria di Borgogna, con però meno ricchezza e più salinità. (91/100)

2. Blanc de Blancs non millesimato, ma con base 2012. Dosato a 9 grammi. Uve provenienti di sei cru, in maggioranza Oger e Vertus. Proprio quest’ultimo villaggio è uno spartiacque: a nord i vini sono più verticali e minerali, mentre a sud sono più rotondi e fruttati. È stata sottolineata l’importanza delle grotte di invecchiamento scavate nel gesso (le famose crayères). In totale ne possiedono 47 e garantiscono un affinamento ideale per lo spumante. Il vino contiene il 25% di vini di riserva. L’idea è di non andare oltre per non farlo troppo ricco e complesso, lasciando che si possa anche bere come aperitivo. Al naso è austero e minerale, ha fiori bianchi e note marine, finisce con del limone. Palato tonico e leggero con cenni di evoluzione, note tostate e soprattutto tantissimo sale e spezie. (92/100)

3. Blanc de Blancs base 2014. Dosato a 8 grammi. Si cambia di stile per un vino più agrumato e potente. Minerale, clorofilla, zafferano, un insieme giovane e anche complesso-evoluto. Bolla più piena, molto nervoso e ancora un finale salino e speziato (noce moscata). Risulta più focoso, meno austero e dotato di una acidità agrumata. (92/100)

4. Blanc de Blancs base 2016. Un vino più indietro, tutto da costruire. Burro, una nota verde di erba, fumé. Meno violento del precedente, vivace, agrumato e sapido, ha più materia del 2012 ma non è armonizzato. Bella lunghezza. Vivace. (89/100)