Sassi, pietre e altre mineralità

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Oh, questa mineralità. Mi pare stia cominciando a passare di moda, ma resiste. Il fatto è che passata l’indigestione, finalmente si tornerà a definire minerale un vino solo se effettivamente lo è, e cioè se propone profumi o sensazioni che non sono riconducibili a essenze vegetali, ossia frutti, fiori, erbe, spezie, legni, cortecce. Premesso questo, qualche giorno fa un lettore, leggendo su quest’InternetGourmet che per un vino si parlava di “mineralità sassosa”, commentava, simpaticamente: “spiegami come posso distinguere la mineralità sassosa da quella ghiaiosa o rocciosa”.
Ebbene sì, ci sono diverse mineralità.
Intanto, di solito le pietre hanno un loro odore soprattutto quando sono bagnate. Dalla pioggia, da un torrente, da un lago, dal mare. O quando vengono percosse l’una contro l’altra. L’odore di un porfido, di un granito, di una selce, di rocce d’origine vulcanica, insomma, è diverso da quelle dei sassi calcarei.
Ha un proprio odore il selciato di porfido dopo il temporale, ed è roccioso quell’odore. Ma anche quando cammini – scarponcini da montagna ai piedi – su una pietraia calcarea mentre il sole picchia forte avverti un odore caratteristico, pietroso.
Oppure c’è la ghiaia. Le spiagge del mio lago di Garda, per esempio, sono ghiaiose. La ghiaia è fatta di pezzetti di rocce, di pietre, di minerali. Camminateci sopra dopo una pioggerellina, un temporale. Quell’odore lo voglio definire ghiaioso.
Poi, ci sono altre mineralità. Per esempio la pietra focaia o la canna di fucile, che si trova spesso negli Chardonnay. Il gasolio, gli idrocarburi, che si avvertono dovente nei Riesling tedeschi. Il gesso di certi Champagne blanc de blancs. Oppure, hai presente quando fai dei lavori di carpenteria e metti in bocca un chiodo prima di conficcarlo nelle assi o nel muro? Ecco, quel sapore metallico c’è a volte nel vino.
Ancora, nei rossi di Valpolicella avverto talvolta la terra rossa bagnata dei campi da tennis, oppure ho spesso trovato nei Taurasi la terra nera, la torba, e identiche sensazioni me le hanno ceduti altri rossi di altre terre. Altre volte ecco che compare, soprattutto nei rossi invecchiati, quell’odore che evoca la polvere che si alza, in estate, dalle assolate strade bianche di campagna. E l’odore dei vetusti mattoni rossi di antichi cascinali, anche quello trovo talvolta.
E l’asfalto? Sì, il catrame, il goudron, come dicono i francesi. Anche quello è odore minerale, anche quello lo trovi nei vini. In certi rossi invecchiati, dicono i sacri testi. Alzi la mano chi non l’ha mai percepito.
L’inchiostro. Certi vini odorano da inchiostro, quello in boccette, da intingerci il pennino. Penso a certi rossi del Rodano a base di syrah. Come lo definite ‘sto profumo se non minerale?
Il sale. Adoro i vini che sanno di sale. E ce ne sono, vivaddio, tra i rossi, i rosati, i bianchi. E poi i vini iodati, che ti fanno sentire in riva al mare quando tira il vento. Vini marini.
La pioggia stessa ha un odore. Il temporale ha un odore, elettrico. Ha odore il pulviscolo d’acquerugiola accanto alle fontane. Anche queste sono mineralità, e si avvertono qualche volta nel vino.
Ecco, ci sono tante diverse mineralità, altroché.

articolo originariamente pubblicato il 17 marzo 2014