Libera vigna in libero disciplinare

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Il quadro ampelografico delle denominazioni di origine italiane è regolato in maniera meccanicistica e burocratica, per cui è più facile aggiungere un nuovo vitigno al disciplinare che aprire ai vignaioli la possibilità di utilizzare liberamente i vitigni esistenti.

Una situazione, questa, che risente ancora dell’impostazione degli anni Sessanta e che è assurda se si pensa che là dove si è fatta la storia delle classificazioni viticole questi vincoli non esistono. A Bordeaux si riconoscono i vitigni tipici, ma nessuno penserebbe mai a dire a un produttore quanto cabernet o quanto merlot deve usare per fare il suo vino sui suoi cru.

Articolo originariamente pubblicato il 14 ottobre 2013