L’identità territoriale e le armi spuntate dei Consorzi

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I Consorzi di tutela hanno armi veramente spuntate quando si tratti di mirare all’obiettivo della valorizzazione identitaria di un territorio. Per esempio, nulla o quasi nulla possono fare in termini di effettiva selezione vocazionale dei terreni, soprattutto ora che ci si trova di fronte ai risultati di quella proliferazione viticola che tra gli anni Ottanta e Novanta, in presenze di regole molto labili e facilmente impugnabili, ha visto piantare vigne su terre assolutamente inadatte, originando tuttavia una rete di “diritti acquisiti” che appare ora invalicabile.

Non solo.

Applicare in Italia concetti francesi quali quelli di cru o di lieu dit è pressoché impossibile, perché i burocratismi italiani regolano in maniera meccanicistica la produzione delle cosiddette “sottozone”, alla faccia di qualunque valutazione di carattere storico, identitario, qualitativo.

Articolo originariamente pubblicato il 14 ottobre 2013