ProWein a maggio, una scommessa o un dramma?

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Non è stato un fulmine a ciel sereno, perché di rumors in proposito ne giravano da qualche tempo, ma la decisione della Fiera di Düsseldorf di spostare il ProWein da fine marzo a metà maggio (dal 15 al 17) si abbatte sul mondo del vino come un uragano e non potrà che avere conseguenze a catena piuttosto pesanti. Nei fatti, saltano decine di iniziative che le denominazioni di origine e le aziende avevano pianificato per maggio, che nel biennio precedente si è rivelato come il primo mese “non pandemico” dell’anno e anche l’ultimo mese nel quale poter programmare azioni di promozione, perché in estate, col caldo (e fa sempre più caldo) non se ne possono realizzare. Si potrebbe obiettare che gli eventi si possono comunque fare, ma è un’obiezione infondata, perché i produttori saranno comunque divisi tra fiera e territorio e idem per i consorzi di tutela. L’altra obiezione potrebbe essere quella di dire che a quel punto basta non andare al ProWein, ma neanche questo è sostenibile, perché consorzi e produttori ci rimetterebbero i soldi già spesi per lo stand alla fiera tedesca: il ProWein è stato spostato, non è stato annullato, e dunque niente rimborsi.

Insomma, il cambio di data potrebbe rivelarsi una catastrofe, e stupisce che la fiera tedesca, sempre così attenta alle esigenze delle imprese del settore vinicolo, abbia fatto calare un macigno del genere. Ovvio che a marzo sarebbe stata dura, con dubbi enormi non solo sull’effettiva realizzabilità del ProWein, ma anche sull’arrivo dei buyer internazionali. Però a maggio può essere già tardi, per chiudere contratti. Le aziende dovranno muoversi in altri modi, per avere contatti con le controparti commerciali, e a quel punto i soldi del ProWein potrebbero essere davvero spesi inutilmente. Un grosso dilemma. Per converso, se invece ha ragione il ProWein e il primo momento utile post pandemia fosse davvero quello di metà maggio, i tedeschi potrebbero aver vinto la partita.

L’altro dilemma, a questo punto, credo che ce l’abbiano in viale del Lavoro a Verona, dove c’è la sede di Veronafiere. Che accadrà adesso del Vinitaly? Verrà tenuto fermo a metà aprile tentando il tutto per tutto o si prenderanno altre decisioni? Uno spostamento anche del Vinitaly affosserebbe definitivamente le azioni locali, ma se a metà aprile fossimo in situazione ancora pandemica anche a Verona i buyer difficilmente arriverebbero in massa. Al contrario, se Vinitaly tenesse ferme le date e la scommessa avesse un buon esito essendo fuori dalla fase acuta della pandemia, Veronafiera potrebbe piazzare un micidiale ko ai tedeschi, facendo diventare quasi superfluo l’appuntamento di maggio a Düsseldorf.

Ecco, non vorrei essere in chi a Verona deve prendere una decisione, adesso. Purtroppo, come centinaia, migliaia di altre persone che si occupano di vino a vari livelli, nel mio piccolo sono invece nella condizione di dover decidere cosa fare a maggio.