Le private label del vino, ecco cosa succede

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Dicevo ieri dell’exploit dei vini a marchio proprio annunciato dal gruppo Selex, che ha in protafoglio alcune importanti insegne della grande distribuzione (come Famila e A&O), oltre a varie piccole catene locali. Ebbene, nella sua linea Le Vie dell’Uva ha oggi 50 etichette e vende 3 milioni di bottiglie l’anno, e programma di ampliare la gamma dei vini sopra i 6 euro ed eventualmente introdurre il vino biologico.
Però non si muovono solo loro. Come ha annunciato un comunicato di Vinitaly, oggi un po’ tutta la gdo si sta impegnando “nell’ampliamento e nella valorizzazione della gamma di bottiglie a marchio del distributore”.
Vediamo dunque cosa sta succedendo.
Iper La Grande I propone il marchio Grandi Vigne con 57 referenze, di cui 10 di vino biologico e “progetta di inserire sempre più vini di alta qualità, rispettosi dell’ambiente, a produzione integrata e biologica, riducendo gli allergeni” (il virgolettato viene dal comunicato stampa).
Conad ha circa 20 marchi esclusivi che coprono quasi tutte le regioni italiane e sta valutando di inserire nuovi prodotti di fascia alta.
Sigma dispone di circa 30 etichette proprie, posizionate nella fascia di prezzo da 4 a 8 euro e studia una eventuale inserimento del vino biologico.
Despar gestisce 37 etichette, sia basic che di denominazioni celebri.
Carrefour con Tralcio Antico ha circa 20 etichette e programma un ammodernamento del packaging ed una revisione delle referenze.
Insomma, c’è fermento nel mondo delle private label vinicole della grande distribuzione italiana.
Bisognerà seguirle sempre più attentamente, credo.
Non sono un fenomeno di poco conto, né in termini di volumi e fatturato, né come punto di avvicinamento di tanta gente al mondo del vino dei territori.