Almaviva 2015, un sogno bordolese in Cile

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Almaviva nasce nel 1997 da un progetto congiunto di Baron Philippe de Rotschild e Viña Concha y Toro. L’idea era quella di produrre in Cile un vino ispirato agli chateaux bordolesi. Un solo vino, sul terroir di Puente Alto, nelle vicinanze di Santiago, a 630 metri sul mare.

Le Ande sono vicine, la temperatura è più bassa e i venti si fanno sentire, le escursioni termiche sono di 20 gradi tra giorno e notte. Dall’altra parte c’è l’Oceano Pacifico e pure questo fa sentire la sua presenza. Il fiume Maipo ha contribuito a formare suoli complessi di origine alluvionale con molti depositi e presenza di argilla, eccellenti per il cabernet sauvignon. Michel Frou, della famiglia Rotschild (quelli di Mouton), parla di condizioni perfette per una maturità lenta e per conservare acidità nei vini. Il vigneto comprende 68 ettari, alcuni dei quali con vigne molto vecchie o addirittura prefillossera. Domina il cabernet sauvignon, in ragione del 69%, seguito da un 24% di carmenère, 5% di cabernet franc e 2% di petit verdot.

Non è difficile collocare il vino in Sudamerica. Colore scuro, naso di eucalipto, menta, fiori, erbe, lampone. Molto aperto e disponibile, ha una speziatura da legno solo accennata. Potente e alcolico, ha un tannino dolcissimo. È assolutamente godibile oggi, e questo aspetto lo differenzia dai grandi Bordeaux, più austeri e tannici. Non ha alcuna pesantezza, non asciuga il palato, insomma è un gran bel vino che berrei da subito, anche se sembra poter tenere per qualche anno. Godibile.

Almaviva 2015 Viña Almaviva
(91/100)

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