100 Top Value, i bianchi

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Nella graduatoria dei 100 vini Top Value selezionati dalla rivista americana Wine Spectator per il loro rapporto fra qualità e prezzo, i bianchi sono stati divisi in due grandi famiglie: “light whites” e “rich whites”.
Partiamo dai primi, i light whites, che sono quelli che offrono un corpo più leggero e una acidità più spiccata.
Sono per Wine Spectator dei vini che meglio accompagnano un pasto e che spesso arrivano da regioni con climi più freschi. Taluni sono caratterizzati dall’uva di partenza, come il pinot grigio e il sauvignon. In altri casi si tratta di chardonnay vinificati senza legno o di versioni più leggere di vini normalmente più corposi.
Venti i vini raccomandati: quattro dagli Stati Uniti e dalla Spagna, due ciascuno per Italia, Francia e Nuova Zelanda. Si fermano a quota un vino Austria, Portogallo, Germania, Argentina, Cile e Grecia.
Si classifica al primo posto un californiano, il Patelin de Tablas Blanc Paso Robles 2013 di Tablas Creek con uno score di 91 punti. È un blend di quattro varietà tipiche delle Côtes-du-Rhône in Francia: grenache blanc, viognier, roussanne e marsanne. L’azienda è specializzata nella produzione di vini tutti da varietà originarie di questa regione della Francia. La cosa non sorprende quando si viene a sapere che il partner di questa cantina è nientemeno che il prestigioso Château de Beaucastel, produttore mitico di Chateauneuf-du-Pape. Ah, dimenticavo: è tappato Stelvin.
Al secondo posto l’italiano Venezia-Giulia Pinot Grigio 2014 di Attems con 90 punti, a conferma della passione (che continuo a non capire) degli americani per questa uva. A pari merito un riesling che nasce dalla joint venture del tedesco Dr. Loosen con l’americana Château St. Michelle, il Columbia Valley Eroica 2013. Con lo steso punteggio il secondo italiano, e qui andiamo sul classico: il Soave 2013 di Pieropan.
Interessante a mio avviso la performance degli spagnoli, non certo i più stimati produttori di vini bianchi al mondo. Giustamente in rilievo l’albariño, un’uva da noi poco conosciuta ma che ha un grande potenziale. Il Granbazàn di Agro de Bazan è ai vertici assoluti della categoria e i giudici di Wine Spectator lo hanno saputo valorizzare.
Per la Francia la scelta è caduta sullo Chablis 2013 del Domaine Lond-Depaquit e sul Sancerre Domaine de la Villaudière 2014 di Jean-Marie Reverdy. Nulla da eccepire.
Mi fa piacere infine trovare anche l’Assyrtiko-Athiri Santorini 2013 di Sigalas.
Per Wine Spectator l’esempio tipico, invece, dei rich whites è lo chardonnay di Borgogna. Il suo prezzo però è spesso troppo impegnativo per rientrare nella lista dei best values. Per fortuna nostra e degli appassionati, non mancano nel mondo valide alternative, sia in fatto di chardonnay, sia prendendo in considerazione altre uve emergenti.
Anche qui troviamo venti vini: Stati Uniti e Italia sul podio con quattro vini, seguiti da Francia e Spagna con tre, Grecia con due. Chiudono con un vino ciascuno Cile, Argentina, Sudafrica e Australia. Non c’è quindi il sorpasso del Nuovo Mondo.
Miglior vino ancora una volta uno statunitense, il White Santa Barbara County 2014 di Tenshen con 92 punti. Segue lo spagnolo Godello Valdeorras 2013 di Bodegas Godeval.
Tra gli italiani il Basilicata Villa dei Pini 2013 di D’Angelo, il Cirò Res Dei 2013 di Ippolito, il Soave Classico 2013 di Monte Tondo e il Friulano COF Ronchi di Pietro 2013 di Ronchi San Giuseppe. Accanto ai nordici Soave a Friulano, emergono dunque a sorpresa i vini di Basilicata e Calabria.
Interessante la presenza di un vino secco prodotto da una delle cantine più importanti di Sauternes, Château Guiraud, il Bordeaux Le G 2013. Conferma la caduta libera delle vendite dei vini dolci. Nemmeno Sauternes sfugge a questa inesorabile tendenza. Come conseguenza i vigneron della zona stanno sempre di più investendo in vini secchi per riuscire a sopravvivere ai cambiamenti nel gusto del pubblico. Tra le uve che raccolgono i maggiori suffragi citiamo l’ovvio chardonnay e i meno prevedibili viognier e chenin blanc.

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