William Fèvre, la purezza di Chablis

fevre

Già in passato mi sono occupato del Domaine William Fèvre, questa storica maison di Chablis, esempio di autenticità e classicismo. Ho avuto la fortuna di incontrare il direttore, Didier Seguier, in occasione di una degustazione che ci ha coinvolti entrambi, e di iniziare un cordiale rapporto che continua da anni. Questo mi permette di fare di tanto in tanto il punto sulla produzione della cantina e di scambiare pareri sulla produzione enoica di Francia e Italia.

Gli ultimi assaggi hanno riguardato soprattutto i vini dell’annata 2016. Si tratta, in breve, di un millesimo contrastato. I mesi di maggio e giugno possono definirsi catastrofici per l’inclemenza meteorologica. Dal 14 luglio si è registrato tempo bello fino alla vendemmia, iniziata il 22 settembre. Questo finale di stagione ha salvato la qualità del prodotto, ma le rese sono state ridicole, nella media 18 hl per ettaro. E’ la terza vendemmia con volumi scarsi e questo inizia a provocare difficoltà economiche per i vignaioli. I danni di gelo e grandine del 2017 non aiuteranno sicuramente a risollevare la situazione.

Vediamo vino per vino le mie impressioni. I 2016 al momento del mio assaggio, in giugno, erano tutti da vasca.

Chablis 2016. Un vino che non ha una acidità elevata per il settore, ma ricco di minerali e salinità. Bel frutto ricco, un vino quasi pronto. Pesca al naso e un palato equilibrato, potrei definirlo easy, nel senso buono del termine. Finisce salino. (86/100)

Chablis Montmains 1er Cru 2016. Resa media di 20 ettolitri per ettaro. Vigne in parti uguali dai cru Butteaux, Forêt e Montmains. Il regolamento consente di scegliere se chiamare il vino con il nome della sottozona (Butteaux ad esempio) oppure se raggruppare tutto sotto il nome del cru più ampio. È un territorio tardivo, più freddo. Nota minerale più presente, pietra focaia e zolfo. Naso preciso, più presenza al palato, minerale e grasso con finale voluminoso. Bel frutto ma rimane chiuso. (89/100)

Chablis Vaillons 1er cru 2016. Le uve arrivano da 3,5 ettari siti nel cuore di questa valle classificata 1er cru. Il 30% resta in affinamento in barriques usate di 4 o 5 anni, non si vuole assolutamente avere note vanigliate. Vino più completo, solare e caldo (per quanto possa esserlo uno Chablis). Ricco e lungo al tempo stesso, conserva molta finezza. Si inizia a percepire la pietra focaia, ma la mineralità ha bisogno di almeno 5-10 anni per esprimersi pienamente. Pera matura, salino e grasso, potente il finale. (91/100)

Chablis Montée de Tonnerre 1er cru 2016. Resa di 25 ettolittri-ettaro. Naso austero e puro, classico. Cristallino con note marine di conchiglie. Molto indietro, ha bisogno di parecchio tempo per mettersi a posto. Grande energia e lunghezza, richiede pazienza, ma il potenziale c’è tutto. (92/100)

Chablis Vaulaurent 1er cru 2016. Resa di 18 ettolitri per ettaro. Un cru singolare perché è l’unico premier a trovarsi sulla collina dei grands cru. Suolo di calcare ricco di fossili, il più tipico di Chablis. Per la sua struttura è dotato di un carattere da grand cru, fatto confermato dalla degustazione. Tensione minerale, aromi di pompelmo e una nota che ricorda certi Riesling della Mosella. È la prima volta che mi capita con uno Chablis. La struttura è verticale. Bocca finissima, acidità con sentori di frutta fresca, albicocca in particolare. Nel finale miele e pietra bagnata. Persistenza da primato. (93/100)

Chablis Preuses Grand Cru 2016. Per il 50% fa legno non nuovo, in media 8 anni di età, proveniente dalla maison Bouchard (la proprietà è la stessa). Non si effettua nessun bâtonnage. Un vino “femminile” che si esprime nel tempo. Elegantissimo, fine e minerale. Agrumi e pesca bianca, con una sfumatura di frutta più esotica. Un vino che definirei più completo, molto Chablis nell’unire frutta, mineralità e sapidità. (95/100)

Chablis Côte de Bougros Grand Cru 2016. La maison possiede 6 dei 12 ettari del cru. Ne trae due vini distinti. Il primo, da 4 ettari, nasce su suolo argilloso profondo più piano perché nella parte alta del cru. Il secondo invece ha pendenze elevate, fino al 50%, esposizione pieno sud, suolo più complesso e vini più freschi anche per la presenza di un fiume. È quest’ultima parte che compone questa cuvée. L’assaggio è difficile, il vino è stato assemblato il giorno prima per questa degustazione. Ampio, grasso, molta materia, acidità e salinità ancora più sferzanti. Il giudizio è ovviamente molto relativo. (93/100)

Chablis Montmains 1er cru 2015. La finezza è il suo tratto distintivo. Clorofilla, molti fiori, lavanda su tutto. Al momento più palato che naso, ma è una fase passeggera. Ancora una volta molta mineralità. Attendere almeno cinque anni. Molto lungo. (90/100)

Chablis Bougros Grand Cru 2015. A differenza del 2016, questo 2015 proviene dalla parte alta del vigneto. Vino caldo e morbido, facile. Molta nocciola cruda. È sicuramente rappresentativo dell’immaginario di uno Chablis classico. Va comunque detto che non è per chi si spaventa per l’acidità. (91/100)

Ancora una volta una grande degustazione. Lo stile William Fèvre è chiaro. Massimo rispetto della materia prima, poco o niente legno, nessun intervento che interferisca con la purezza del frutto. Vini da giudicare nel tempo durante la loro evoluzione. Per chi ha più fretta raccomando lo Chablis base o il Petit Chablis, deliziosi.