Voi vorreste vendere il 7150 per cento in più di rosé?

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Se i numeri che leggo su Wine Spectator sono veri, be’, devo dire che sono impressionanti. Si tratta del trend di vendita dei rosé provenzali negli Stati Uniti. Nel 2001 si esportavano dalla Provenza al mercato statunitense circa 210 mila bottiglie di rosé. Nel 2016 si è arrivati a più di 15,2 milioni di bottiglie. Una crescita del 7.150 per cento. Cavolo!

Già, agli americani il rosé piace un sacco. Oggi sono secondi solo alla Francia, in termini di consumo. L’Italia è il fanalino di coda del mondo occidentale. Eppure l’Italia è anche il quarto produttore di rosati, scavalcata però anche dagli stessi Stati Uniti, oltre che dalla Spagna e ovviamente dalla Francia, leader assoluto.

La domanda semmai è se si tratti di una moda oppure se ormai in giro per il mondo, Italia ancora esclusa, nel vino si riconoscano effettivamente (e stabilmente) tre poli: bianco, rosato o rosso. Wine Spectator ricorda che gli americani hanno già avuto in passato due fasi di “innamoramento” dei rosati. La prima, a cavallo fra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, fu quella per i rosé portoghesi tipo Mateus, secchi. Poi venne il White Zinfandel californiano, che puntava invece sulla dolcezza ed ebbe un successo travolgente, salvo andare affievolendosi negli ultimi anni con l’ascesa provenzale. Ora domina proprio lo stile provenzale, chiaro e molto secco. Ma se quello provenzale è lo stile dominante, si stanno facendo largo anche altri stili “territoriali”, in una gamma più ampia di rosa. Dunque, potremmo trovarci di fronte a un fenomeno totalmente nuovo ed è possibile (anche se non ancora del tutto certo) un effettivo cambiamento delle regole del gioco. Insomma, il rosato potrebbe cominciare a diventare una “categoria” a sé stante, accanto a quella dei rossi e dei bianchi.

Lo spero.