Il vignaiolo deve saper conversare o saper fare vino?

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Per esempio, recensendo la traduzione delle Egloghe di Teocrito, la poetessa polacca Wislawa Szymborska scrisse così (abbiate la pazienza di leggere, poi mi spiego): “Senza i pastori di Teocrito non ci sarebbero stati i pastori di Virgilio, senza i pastori di Virgilio non ci sarebbero stati i pastori della poesia rinascimentale e del sentimentalismo rococò. La pastorizia è dunque un’attività particolarmente congeniale alla letteratura, anche se quest’ultima la pratica secondo convenzioni proprie, richiedendo a caprai, pecorai e bovari più destrezza nella nobile arte della conversazione che nella cura del gregge o nella produzione casearia”.
Tutto questo mi fa pensare ai vignaioli nell’epoca dei blog e dei social network.
Perché? Ma perché ai vignaioli si chiede sempre di più di fare “story telling”, di raccontare. Ma ci si aspetta che il racconto si sviluppi secondo le convenzioni di chi pratica i blog e i social. Parafrasando la Szymborska, mi pare che si richieda dunque ai vignaioli più destrezza nella nobile arte della conversazione che nella cura della vigna e della produzione vinicola.
Ah, le recensioni della Szymborska sono nel libretto “Come vivere in modo più confortevole”, edito da Adelphi.


4 comments

  1. mauro fermariello

    Mi è capitato di lavorare in zone viticole più o meno vocate. Ebbene, in quelle di maggior prestigio il vignaiolo sa raccontarsi (e vendersi) meglio, mentre nelle altre tutto appare più grigio. Ci ho riflettuto, e sono arrivato alla conclusione che grandi vini ti portano a viaggiare, a fare incontri, a tenere conferenze ecc. Insomma, è il vino che fa il vignaiolo!

  2. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    Direi che essere in una zona che va bene aumenta l’autostima. Tuttavia, ritengo che sia l’atteggiamento dei produttori a fare piccolo o grande una territorio vinicolo. Non a caso un grande produttore francese mi disse che l’essenza del terroir è l’orgoglio del produttore.

  3. Marco Andreani

    Premesso che la prima cosa che un vignaiolo deve sapere fare è il vino, direi che le arti della conversazione, della condivisione, della partecipazione (soprattutto digitale se vogliamo guardare all’oggi e al domani) giocano un ruolo importante e possono fare la differenza in quella che è la percezione del valore di un vino o di un territorio agli occhi del consumatore. Lo Storytelling è un’opportunità che non tutti potranno o sapranno cogliere ma che di certo arricchirà chi ne farà buon uso.

  4. Luigi

    Perfetta la tua conclusione, anche può essere corretta a rovescio, quanti vignaioli mediocri sono saliti nelle varie guide, recensioni ecc grazie a spiccate capacità relazionali ?
    Quanto ai pastori : in questi mesi ho visto due mostre fotografiche, in Trentino, sui pastori e il ritmo della natura, discrete e buone molte immagini, ma in una le didascalie erano poesie di un poeta locale che invidiava la vita dei pastori ecc poi se visiti il suo FB è un pasciuto farmacista. Come diceva Totò; ma mi faccia il piacere. Buon anno

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