Scalza, strimpello il piano

pianoforte

Il desiderio di suonare il pianoforte è nato durante l’esibizione di una pianista che attraverso le note raccontava la sua storia. Avevo otto anni e la mia richiesta incontrò il favore di babbo e mamma che tirarono fuori dal cilindro maestra e strumento in un battibaleno. L’esordio non fu piacevole come la musica che avevo ascoltato. Immaginavo qualcosa di molto più poetico, un po’ come la grafite che forma parole sulla carta quando la matita scrive ciò che ho nel cuore. Pensavo di mettere le mani sui tasti e sentire melodia. Macché. Scale e scalette, esercizi e postura, “stai drittastai ferma suona delicatamente” e via così, fino a quando non abbiamo cambiato maestro di musica e con Giuseppe Scali ho scoperto che si può anche sorridere e ridere, davanti a uno spartito. Poi l’esistenza ha ingarbugliato la mia situazione di vita più e più volte, il mio idillio musicale è stato accantonato e il pianoforte prestato. Ora, però, sono di nuovo in amore. Il percorso di crescita interiore e la liberazione dai condizionamenti possono avere questi effetti. L’energia si è smossa dentro di me così profondamente che ha scovato il cassettino musicale e non ho resistito. In due giorni ho tirato fuori tutti i miei spartiti, ho solfeggiato, ho ripreso il piano e ho azzerato le unghie da femme fatale. Ora suono o strimpello, a seconda dell’estro, scalza, seduta storta e tanto, tanto divertita.